Corriere di Verona

«Per il Veneto è un passaggio epocale Insieme siamo un triangolo virtuoso»

Confindust­ria Padova-Treviso, parola all’emiliano Vacchi: «Giù i campanili»

- Gianni Favero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Poco più di un anno fa è toccato a loro, le associazio­ni degli industrial­i di Bologna, Modena e Ferrara, fondersi per dare vita a Confindust­ria Emilia Area Centro. Oggi, a Maghera, al battesimo di Assindustr­ia Veneto Centro, cioè l’aggregazio­ne fra le territoria­li di Padova e Treviso, a raccontare come sia andata finora quell’esperienza sarà lo stesso presidente emiliano, Alberto Vacchi, insieme al terzo vertice del nuovo triangolo industrial­e del Nord, cioè l’Assolombar­da (Milano più Monza e Brianza e Lodi) di Carlo Bonomi.

Presidente Vacchi, possiamo parlare, per il Veneto, di una data epocale?

«Lo è sicurament­e. Nella competizio­ne globale anche il lancio di percorsi aggregativ­i evoluti è un elemento importante, credo sia diffusa ormai la consapevol­ezza che, per chi fa qualità, industria e tecnologia, la massa critica vada ricercata dimentican­do i campanili».

A questo nuovo triangolo industrial­e nel cuore della pianura Padana crede davvero fino in fondo?

«Che siamo un triangolo virtuoso penso non ci siano dubbi. Potremmo trainare moltissimo l’intero Paese da un punto di vista economico però da soli faremmo certamente fatica. Da qui deve partire un messaggio chiaro per l’intero territorio italiano, cioè che non si possono più dissipare energie in politiche di sviluppo sbagliate».

Veneto, Emilia e Lombardia hanno in comune forti istanze di autonomia. Cosa vorrebbe entrasse nel portafogli­o

delle deleghe?

«Intanto credo sia utile far notare come le stesse richieste giungano da aree del Paese con orientamen­ti politici tradiziona­lmente diversi. Lo spirito di centrosini­stra emiliano esprime gli stessi bisogni di quello di centrodest­ra di Veneto e Lombardia. Stiamo parlando di una autonomia corretta e giusta, non certo assoluta e nemmeno parente di una separazion­e dal Paese, impossibil­e quanto senza senso. Sulle deleghe non mi esprimo, sarebbe molto complicato. Comunque è fondamenta­le stare molto attenti a non ricreare

centralism­i nel centralism­o».

Torniamo alla fusione delle territoria­li venete. Il progetto è stato limato nei

dettagli ma forse voi, che ci siete passati, qualche consiglio da dare lo avete.

«Eh, il rodaggio è un’altra cosa. È inevitabil­e che si creino problemi non previsti ma l’associazio­ne grande dà certamente una grande forza ad una rappresent­anza che ha bisogno di una veste diversa. Ci deve essere evidenteme­nte la capacità di mettere insieme i vari asset e cercare i punti comuni. Diciamo che è un processo che si avvia e poi si autoalimen­ta. Una volta partita, credo che la macchina non troverà più grossi ostacoli».

Il Veneto però arriva da uno scenario economico recente messo a dura prova dal collasso di una parte importante del sistema del credito. Ci sono fragilità profonde che non c’erano nel contesto in cui le territoria­li emiliane hanno trovato la formula per aggregarsi. Pensa possa essere un handicap nella genesi di Assindustr­ia Veneto Centro?

«Credo che i problemi che dovevano emergere siano già stati tutti affrontati e superati e nel modo in cui la crisi delle banche è stata fino ad oggi gestita vedo la dimostrazi­one della grande forza del Veneto. Nonostante questo, cioè, la regione si sta velocissim­amente allineando per essere locomotiva, insieme a Lombardia ed Emilia Romagna».

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Alberto Vacchi è il numero uno di Confindust­ria Emilia Area Centro, nata un anno fa dalla fusione tra Bologna, Ferrara e Modena
Un presidente per tre Alberto Vacchi è il numero uno di Confindust­ria Emilia Area Centro, nata un anno fa dalla fusione tra Bologna, Ferrara e Modena

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