Pazzini e Pellissier, la solitudine dei due «vecchi» bomber
Pazzini resta lo stoccatore ideale: c’è però l’ostacolo del suo ingaggio
Non si vive di sole ali. Per «riformare» l’attacco dell’Hellas occorre avere di più. D’altronde il reparto offensivo del Verona, rispetto all’ultima stagione, conclusa con la retrocessione in Serie B, verrà ampiamente cambiato. Scelte di opportunità, ma pure obbligate, stanti i contratti in scadenza e i prestiti in esaurimento. Uno di questi, in realtà, è stato allungato dal ds gialloblù, Tony D’Amico. L’okay con l’Udinese per il nuovo accordo sul cartellino di Ryder Matos è stata la prima mossa dell’Hellas 20182019. A seguirla, nel «giro» che ha permesso al Verona di svincolare Fabio Grosso dal Bari, è arrivato l’ingaggio – da ufficializzare – di Karamoko Cissé, ex che già ha giocato a Verona nel 2007-2008.
Matos più Cissé, quindi. Segni particolari: tecnica in filigrana, per l’uno, grande falcata, connessa a una forza atletica imponente, il secondo. Resta un interrogativo cui dare una risposta, una domanda che non è peregrina e che parte da una constatazione. Ossia, né Matos, né Cissé hanno le stimmate dei finalizzatori. Da un lato c’è, appunto, un’ala classica (Matos), che anche nello scorcio di campionato disputato con l’Hellas ha confermato di non avere confidenza con la porta. Un limite che dovrà essere vagliato in un contesto, quello della B, con cui Matos non si è mai confrontato. Allo stesso modo, per le caratteristiche che ha, non a lui, in primis, saranno richiesti i gol necessari per far crescere le ambizioni del Verona. Nel 4-3-3 variabile di Grosso, piuttosto, il suo incarico sarà quello di saltare l’uomo, creare superiorità numerica e fornire assist. Poi, ecco Cissé, che nella sua prima esperienza all’Hellas, da giovanissimo, giostrava da centravanti. Era, però, un debuttante. Fu condizionato da una sequela di guai fisici e soltanto nel finale di un’annata piena di tormenti per il Verona ebbe spazio. Chiuse con una rete all’attivo, siglata su rigore al Lecco. Percorse altre vie, ha toccato un vertice di 12 gol in Lega Pro con la Casertana, nel 2014-2015, mentre in B non ha mai superato quota 4.
Così a emergere è la necessità di avere uno stoccatore. In realtà ce l’avrebbe già in casa, il Verona: Giampaolo Pazzini. La grana è cosa nota, però. Il Pazzo ha rotto con la dirigenza gialloblù nei mesi scorsi, fino ai saluti di gennaio, con il passaggio in prestito al Levante. Con Filippo Fusco non c’è mai stato un chiarimento, tant’è che di recente i due sono tornati a «beccarsi» a distanza. Vero che Fusco e Pecchia non ci sono più. Ma Pazzini, ha un ingaggio a dir poco eccessivo per i parametri dell’Hellas: 1,3 milioni di euro netti per le prossime due stagioni. Uno come lui, motivato, in forma e «lucidato» a dovere, sarebbe il catalizzatore d’attacco ideale per il Verona. Tessere la sfilacciatissima tela di un legame giunto ai minimi storici potrebbe essere salutare per gli obiettivi tecnici dell’Hellas, con Pazzini che non ha perso lo smalto per essere un’arma «illegale» in Serie B. Eppure è difficile che le opposte esigenze coincidano.