I TEMI ETICI E LA CHIESA VENETA
In settimana sopralluogo con il Comune. L’assessore: «Ci servirà per decidere»
Se aveva ragione Agatha Christie nel sostenere che «tre indizi fanno una prova», ebbene, la visione del Veneto religiosamente «bianco» e tradizionale non corrisponde in toto alla realtà delle cose, almeno oggi (ma anche nel passato più recente). Tre indizi recenti suggeriscono tale visione.
Primo. Nei giorni scorsi si è avuta la prova «provata» di come il futuro patriarca di Venezia e romano pontefice, Albino Luciani, da vescovo di Vittorio Veneto avesse chiesto a Paolo VI un’apertura in tema di contraccettivi. La questione era l’enciclica
Humanae vitae nella quale il pontefice bresciano aveva sancito la non liceità della pillola per gli sposi cristiani.
Invece «nel dubbio, non si può accusare di peccato chi usa la pillola» sosteneva Luciani, a nome dei vescovi del Triveneto, in un documento che il quotidiano della Cei
Avvenire ha rivelato nei giorni scorsi.
Secondo indizio. Proprio mentre una delle voci venete e auto-presentatesi più cattoliche come il leghista Lorenzo Fontana (esponente del mondo tradizionalista) esprime le sue posizioni sulle unioni omosessuali, dal Veneto si leva un’altra voce, dissonante a quella del politico veronese: la casa editrice del Patriarcato di Venezia, Marcianum Press, pubblica un libro che negli Usa è diventato un vero caso editoriale e religioso. Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone Lgtb.
Quella che si apre domani potrebbe essere una settimana importante, forse decisiva, per la creazione di un nuovo Ostello della Gioventù a Quinzano. L’ostello dovrebbe accogliere soprattutto studenti in arrivo da ogni parte del mondo, con un’attenzione particolare per i ragazzi disabili. La struttura da ristrutturare a questo scopo è in via Villa e la proposta di trasformazione in ostello è stata lanciata già da tempo dall’Iciss, l’Istituto che si occupa di assistenza, presieduto dal leghista Marco Cargnelli.
A Palazzo Barbieri circolano in materia sia pareri favorevoli che pareri perplessi (sulla spesa da sostenere). Tre giorni fa avrebbe dovuto esserci un sopralluogo da parte dell’assessore comunale al Patrimonio, Edi Maria Neri, di quello alla Mobilità, Luca Zanotto, e dell’assessore al Turismo, Francesca Briani. Per motivi tecnici, la visita è stata rinviata alla settimana entrante. Ma in ogni caso, il momento della decisione si avvicina. L’assessore Neri spiega che «l’immobile in questione è di proprietà dell’Iciss, e il Comune interverrebbe soprattutto per creare le necessarie sinergie, ma in ogni caso la visita alla struttura ci aiuterà a prendere una decisione, per il sì o per il no».
Interessante anche l’ipotesi alternativa: «Non sarebbe affatto una brutta cosa – dice l’assessore Neri – creare un nuovo Ostello della Gioventù nell’attuale sede della polizia municipale, l’ex convento di San Domenico, di fronte alla Tomba di Giulietta. Personalmente – aggiunge – è un’ipotesi che mi piace molto, ma capisco che sarebbe necessario trovare i fondi per la ristrutturazione e poi anche per la gestione: ma l’idea è affascinante».
Ricordiamo che il comando della polizia municipale si trasferirà (presumibilmente non prima del 2020) alla caserma Rossani, accanto ala chiesa della Santissima Trinità. «Siamo comunque aperti ad ogni proposta costruttiva ed intelligente – spiega ancora l’assessore Neri – perché una città turistica come Verona deve avere un Ostello all’altezza delle sue necessità. Aspettiamo il sopralluogo a Quinzano, che verrà fatto nei prossimi giorni – conclude – poi vedremo…».
La chiusura dello storico Ostello della Gioventù a villa Francescatti, di proprietà della diocesi (che l’ha poi data in gestione alla Caritas) aveva provocato feroci polemiche.
Giusto tre mesi fa, l’assemblea municipale aveva respinto una mozione presentata da Michele Bertucco (Sinistra e Verona in Comune) per impedire un cambio di destinazione urbanistica di quella villa, indicata dal Pat come «centro d’accoglienza».
Bertucco aveva motivato la proposta con la volontà di «mettere in sicurezza l’area da ogni tentazione speculativa». La struttura accoglie oggi diversi immigrati richiedenti asilo. La diocesi stessa aveva peraltro parlato della necessità di vendere l’edificio per sanare i propri bilanci.