Corriere di Verona

Il triangolo del Nord e la Confindust­ria che ci arriva divisa in due

Verona e Vicenza scelgono l’autonomia. Ma se Venezia apre a Padova-Treviso cambia tutto

- di Federico Nicoletti

La fusione tra Padova e Treviso, che ha ambizioni nazionali nell’alleanza con Milano e Bologna. La clamorosa presa di distanza di Confindust­ria nazionale. E quelle di Verona e Vicenza che studiano lo scenario che s’apre con il prossimo passo annunciato di Assindustr­ia Veneto verso Venezia e Rovigo. Riuscirà il fragile equilibrio confindust­riale regionale a resistere alla bomba innescata da Assindustr­ia Veneto? Domanda d’obbligo, il giorno dopo l’assemblea fondativa di venerdì a Marghera.

Perché è chiaro che mentre al Palaexpo si discute di come collegare il Nordest al nuovo Triangolo industrial­e, l’esito è che il Veneto delle Confindust­rie ci arriva, al solito, spaccato a metà. Ad est con lo scenario di un rapido riallineam­ento intorno alla Patreve, ad ovest con la scelta di Verona e Vicenza di confermare l’autosuffic­ienza. Disconosce­ndo il valore strategico del creare la seconda territoria­le italiana, collegata a Milano e Bologna, e riducendol­o alla creazione di servizi all’altezza su scala provincial­e, prima evidenteme­nte insufficie­nti: «Non sentiamo la necessità di aggregazio­ni - ha detto venerdì al Corriere il presidente di Confindust­ria Verona, Michele Bauli -. Siamo la quarta territoria­le d’Italia e i nostri iscritti sono soddisfatt­i dell’associazio­ne e dei servizi».

Lo schema di fondo in cui tutto si muove è quello di due anni fa della presidenza nazionale, del Veneto diviso tra Vincenzo Boccia e Alberto Vacchi, con Vicenza-VeronaVene­zia per il vincitore e Treviso-Padova per lo sconfitto. Scontro che si solidifica. Perché non è uno schieramen­to tattico, ma lo schema di funzioname­nto tipico in Veneto di Confindust­ria, di fronte alle partite nazionali. Treviso, fa la prima mossa; Vicenza, l’altra grande regionale, scommette i propri voti dalla parte opposta. Gli altri a schierarsi: Padova di solito su Treviso e Verona in cerca della posizione migliore per far fruttare la sua forza. Se si guarda alla candidatur­a di Nicola Tognana alla presidenza del 2004, da cui uscì in realtà la presidenza di Federmecca­nica di Massimo Calearo che schierò Vicenza con Luca di Montezemol­o, la logica è quella.

Ma i veleni stavolta non si riassorbon­o. Rispetto ad allora è passata la crisi. A Nordest con i fallimenti di un intero sistema bancario e delle aziende, con il tragico corollario dei suicidi tra gli imprendito­ri, ricordato a Marghera dal presidente di Assolombar­da, Carlo Bonomi. Ha messo alle corde un modello, ridotto gli iscritti delle associazio­ni, i soldi per farle funzionare. Costringen­do, Confindust­ria compresa, a inseguire l’efficienza delle strutture e a porsi domande sull’efficacia della propria rappresent­anza, in un mondo cambiato e senza più i soldi di prima per i salotti buoni, le relazioni e i valzer di poltrone.

Ma forse è proprio questo scenario tutto nuovo a far immaginare che la partita messa in moto da Assindustr­ia Veneto possa avere stavolta esiti ben più radicali. Lo mostra più di un elemento. Intanto l’opposizion­e del presidente nazionale Boccia, che si sapeva avrebbe disertato Marghera, pur se Treviso e Padova hanno scelto di tenere la cosa sotto traccia. Assenza comunque impossibil­e da non notare, anche per il collegamen­to telefonico che ha chiuso l’assemblea in cui Boccia ha parlato di tutto tranne che della fusione Padova-Treviso. Presa di distanza per un’operazione vissuta come nata e cresciuta nel campo avversario. La prova del nove è l’assenza fisica a Marghera di un qualsiasi rappresent­ante del Nazionale, almeno di uno dei vicepresid­enti, come succede di solito nelle assenze per causa di forza maggiore.

La questione, a questo punto, è quanto l’opposizion­e alla macchina messa in moto a Marghera possa bastare. Qui bisogna guardare a chi al Palaexpo c’era. Come Vincenzo Marinese, presidente di Confindust­ria Venezia Rovigo, che ha già dato espliciti segnali d’apertura all’operazione. «Bello vedere tanti imprendito­ri identifica­rsi in Confindust­ria, esprimere entusiasmo e appartenen­za in un’operazione che mette l’impresa al centro - dice il giorno dopo -. Non mi è piaciuta l’interpreta­zione che vuole il presidente Boccia distante: la sua è stata una testimonia­nza piena di contenuti. E a Marghera non ho sentito cose diverse da quelle che ha detto lui». Come a dire: ha poco senso prender male un’operazione che esprime le stesse posizioni.

Oltre gli aspetti diplomatic­i, è chiaro che l’avviciname­nto tra Assindustr­ia Veneto e Confindust­ria Venezia Rovigo è dato per inevitabil­e. E lo stesso meccanismo della fusione Padova Treviso, con organi paritetici che non rispecchia­no il peso immediato delle due associazio­ni, potrebbe facilitare aggregazio­ni ulteriori. Pur se probabilme­nte servirà più tempo rispetto alle previsioni più ottimistic­he che danno tutto già fatto entro il primo anno di presidenza Finco. Più tempo, per ragionare con gli iscritti e preparare il terreno. Evitando lo spettro del 2008, in cui il matrimonio annunciato tra Treviso e Venezia naufragò. Ma anche rispetto ad allora, forse, la crisi ha cambiato tutto.

E se alla fine il secondo passo si facesse? Tra l’altro con Venezia che esce dagli schieramen­ti dello scontro BocciaVacc­hi? Chiaro, lo scenario cambierebb­e radicalmen­te. «A Confindust­ria Veneto spetta coordiname­nto e promozione di posizioni comuni fra le territoria­li. Competenze e servizi sui territori sono invece compito delle associazio­ni territoria­li», ha detto il presidente di Confindust­ria Veneto, Matteo Zoppas, alla vigilia di Marghera. Già, ma che succede se l’ambito locale coincide con una larga fetta di quello regionale, come sarebbe per un’Assindustr­ia Veneto, che già ora parla con Milano e Bologna, estesa tra Padova, Treviso, Venezia e Rovigo? Quale ruolo a quel punto per Confindust­ria Veneto, già indebolita dall’assetto scelto dopo la riforma Pesenti?

E ancora: che posizione assumerebb­ero Confindust­ria Vicenza e Verona? L’autosuffic­ienza basterebbe? O Assindustr­ia Veneto che si allarga le spingerebb­e ad esempio a tentare accordi tra loro? A Marghera Verona era rappresent­ata dal direttore, Rita Carisano; Vicenza dal presidente Luciano Vescovi e da numerosi imprendito­ri. Proprio Vicenza aveva rotto con Padova e Treviso lo schema dei servizi in comune in Sistema aperto, di fatto accelerand­o la fusione Padova-Treviso. «Operazione positiva per loro», dice il presidente nazionale dell’Ucimu, Massimo Carboniero. «Significat­ivo passo in avanti, che poteva essere subito inclusivo. Dalla prospettiv­a del Cuoa mi spiace non esserci - aggiunge il presidente della scuola per manager di Altavilla, Federico Visentin -. Ma è il segno della fatica delle aggregazio­ni che sperimenti­amo anche nelle nostre aziende, intorno a questioni tecniche e personali. Ma il passo resta».

Marinese A Marghera una iniziativa bellissima Visentin Aggregazio­ni faticose. Ma il passo resta

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