Il figlio della vittima: «Il killer non è credibile»
Quella discussione giorni prima, il cordino portato da casa: tutte le falle nella versione del killer «Raptus? No, delitto premeditato»
VERONA«Ma quale amante e amante...». Non c’era alcuna relazione segreta, secondo Paolo Antonini. Non ci sta a veder «infangata» la memoria di sua madre Fernanda Paoletti, ritrovata morta nella sua abitazione di via Unità d’Italia il 4 giugno. Uccisa con un cordino stretto al collo da Pietro Di Salvo, che ai poliziotti avrebbe detto di aver litigato con l’anziana perché lei voleva rendere pubblica una loro presunta relazione. Un movente passionale che il figlio della vittima contesta con fermezza.
«Non si può non sottolineare come l’indagato si sia dimostrato scaltro e di una lucidità e freddezza non comuni. Freddezza e lucidità coerenti con la premeditazione e invece poco coerenti con un omicidio d’impeto». È lo stesso gip Livia Magri, nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Pietro Di Salvo a sconfessare quanto affermato dal pensionato di fronte agli investigatori della squadra mobile che lo scorso 8 giugno lo hanno interrogato in ospedale. Il pensionato, ex operaio di 72 anni residente con la moglie e il figlio in borgo Santa Croce, aveva provato a sostenere la tesi di un «raptus» con tanto di movente passionale raccontando di una serie di dissidi avuti con la sua vittima, la pensionata di 77 anni Fernanda Paoletti. Ma è stata una confessione che non ha convinto in pieno gli uomini del dirigente Rora berto Di Benedetto che, coordinati dal pm Maria Beatrice Zanotti, stanno continuando a indagare, scandagliando le vite dei due anziani.
Il primo elemento, cristallizzato anche dal gip nella sua ordinanza, è quello della premeditazione: quella mattina, secondo l’accusa, Di Salvo si è presentato a casa della signoQuando Paoletti con il chiaro intento di ucciderla. Si erano già visti lo scorso 29 maggio (un mercoledì, e questo contraddirebbe la tesi sostenuta dall’uomo secondo il quale i due si incontravano di lunedì) e anche in quell’occasione avevano discusso. Per l’uomo, alla base dei contrasti, vi sarebbe stato il desiderio dell’anziana di rendere pubblica una loro presunta relazione. Un racconto a cui i familiari di Di Salvo e della Paoletti, non riescono a credere: poco «prestante» lui e tutt’altro che desiderosa di una nuova storia d’amore, lei, innamorata persa del marito Luigi, scomparso due anni fa dopo grave malattia. Nel piccolo appartamento in cui viveva in via Unità d’Italia, sui comodini, foto di lei e Luigi, con messaggi d’amore che lei aveva scritto a mano.
Di Salvo ha detto che Fernanda lo avrebbe offeso e che lui avrebbe «perso la testa» afferrando un cordino trovato sul tavolo della cucina e stringendolo attorno al collo della vittima. La stessa corda che i poliziotti hanno trovato nel baule della sua auto. L’anziano ha spiegato che aveva tagliato a metà la fune e l’aveva regalata all’amica che la utilizzava per stendere. Ma la domestica che aiutava Fernanda ogni tanto, ha poi raccontato di non aver mai visto quel cordino in casa prima della sera della tragedia. Dettagli importanti potrebbero arrivare dalle chat memorizzate sul cellulare del pensionato che è stato sequestrato e che dovrà essere analizzato nelle prossime ore. Da lì, forse, potrebbero arrivare altre novità. A meno che lui, difeso dall’avvocato Veronica Benedetti Vallenari, non decida di dare una seconda versione nel corso dell’interrogatorio di garanzia che verrà fissato non appena sarà in grado di lasciare l’ospedale dove è stato ricoverato il giorno stesso del delitto a seguito di un attacco di cuore.