Uccisa in casa, la verità del figlio «Ma quale storia di amanti mamma era stata minacciata»
I familiari di Fernanda: «Tutto si basa sulle parole di quell’assassino, che non sono credibili»
«Ma quale amante e amante? Ma quale relazione segreta? Alla sua età?». Paolo e la moglie Sabrina non ci stanno a veder «infangata» la memoria di Fernanda Paoletti, la pensionata di 77 anni ritrovata morta nella sua abitazione di via Unità d’Italia lo scorso 4 giugno. Uccisa con un cordino stretto al collo da Pietro Di Salvo, ex operaio di 72 anni arrestato dalla squadra mobile e reo confesso: ai poliziotti avrebbe detto di aver litigato con l’anziana perché lei avrebbe voluto rendere pubblica una loro presunta relazione. Un movente passionale che Paolo Antonini e Sabrina Tomelleri contestano con fermezza. E non solo per il fatto che, a ritrovarla senza vita, quella maledetta sera, sono stati loro due; ma soprattutto perché non possono accettare che a descrivere Fernanda siano «le parole di un assassino». Dell’uomo che si è portato via per sempre la mamma di Paolo. «Macché amante - ripete all’infinito l’uomo -. Mia mamma non aveva nemmeno il tempo per una nuova relazione, era sempre a prendersi cura da un suo cugino disabile che vive in Zai». Facile pensare a una «difesa d’ufficio» da parte di un figlio che non sapeva niente di quell’amicizia tra due persone anziane che si erano conosciute su Facebook. Ma allora perché? È la domanda a cui la coppia in primis, ma anche la procura e la polizia, sta cercando risposta. Scavando nelle vite di Fernanda e Pietro, in quel rapporto nato online circa un anno fa. Qualche idea alternativa, il figlio se l’è fatta. Ma quando proviamo a chiedere qualcosa, si trincera dietro il più assoluto silenzio: dalla polizia è arrivato l’ordine di tacere. E allora si ritorna a cercare di ricostruire le tappe di quell’amicizia sfociata nella tragedia. È Sabrina a riannodare i nodi della memoria: «Fernanda ogni giorno si vedeva con mia madre e a lei aveva confessato di aver conosciuto un uomo. Ma niente relazioni o robe simili: ogni tanto lui andava a prendere il caffé da lei. mia madre le chiedeva chi fosse, lei rispondeva che non avrebbe avuto senso rivelarle il nome, perché tanto non poteva conoscerlo. E spiegava di aver incontrato questa persona su Internet - ricorda Sabrina -. A noi non aveva detto niente, anche perché spesso io e mio marito la criticavamo per le continue amicizie strette su Facebook. Le dicevamo che avrebbe potuto incontrare qualche malintenzionato e probabilmente per questo motivo non aveva il coraggio di dirci nulla». Ma con la consuocera, invece, si sarebbe confidata. «Mia madre ha detto che questo uomo che era arrivato persino a minacciarla - prosegue la nuora della vittima -. Ma non ci è ancora bene chiaro il perché».
Perché un amico avrebbe potuto voler del male a quella donna che aveva sempre fatto del bene a tutti. Proprio come ha ricordato Paolo mercoledì, in chiesa a San Michele, per l’ultimo saluto alla mamma. Quando ha imbracciato la chitarra e le ha dedicato una canzone di Fabrizio De André: «Lei era una che faceva del bene a tutti». Dopo aver accudito con amore fino all’ultimo il marito Luigi Domeneghetti (sposato in seconde nozze), aveva continuato a fare volontariato a Casa Serena e ogni giorno andava in Zai dal cugino da assistere. «Si dava il cambio con la sua amica Giovanna. È stata lei a fare il nome di quell’uomo alla polizia - ricordano Paolo e Sabrina -, ma non ha mai detto che fossero amanti o cose del genere». Anche perché, a sentire chi le stava più vicino, Fernanda non avrebbe nemmeno avuto il tempo per una relazione. «È stato detto che si incontravano ogni lunedì mattina, ma io lo posso smentire perché spesso il lunedì mattina la incontravo al Borgo - prosegue Sabrina -. E poi a casa non ci stava mai. Perché la mattina andava dal cugino, la sera prendeva un aperitivo con noi e con mia madre e poi andava a dare il cambio a Giovanna. Non dormiva nemmeno in via Unità d’Italia perché si fermava dal cugino». E i pensieri corrono immediatamente a quella maledetta serata. «Ero al bar con mia moglie e mi ha chiamato Giovanna per chiedermi dove fosse mia mamma. Lei non rispondeva al cellulare. Allora siamo andati a cercarla a casa: non rispondeva. Ci aveva detto che la sua vicina di casa sapeva dove teneva il secondo mazzo di chiavi, in cantina e così abbiamo chiesto alla signora di apririci». Di fronte a loro, le gambe di Fernanda. «Io ho iniziato a urlare, non capivo più nulla racconta il figlio -. Una scena del genere la vedi solo nei film. Ho provato a rianimarla, con le forbicine del beauty di Sabrina ho tagliato il cordino. Terribile, terribile».
Una vicenda da ricostruire
Lei si era confidata con la consuocera ma raccontava di un’amicizia, non di un rapporto clandestino. E non è vero che si vedevano ogni lunedì mattina