Il prestito (da pochi soldi) di Fernanda
Uccisa in casa, si rafforza l’idea di un debito non saldato dall’assassino come movente
Poche migliaia di euro. Potrebbe averla uccisa per un debito di poche migliaia di euro. Perché Fernanda Paoletti, la pensionata di 77 anni ritrovata morta lo scorso 4 giugno nella sua abitazione di via Unità d’Italia, non poteva disporre di ingenti somme da elargire. Di certo, però, come ha raccontato in questi giorni chi la conosceva bene, l’anziana era una che «se vedeva uno rimasto fermo con l’auto in panne, gli allungava dieci euro per dargli una mano».
Poche migliaia di euro. Potrebbe averla uccisa per un debito di poche migliaia di euro. Perché Fernanda Paoletti, la pensionata di 77 anni ritrovata morta lo scorso 4 giugno nella sua abitazione di via Unità d’Italia, non poteva disporre di ingenti somme da elargire. Di certo, però, come ha raccontato in questi giorni chi la conosceva bene, l’anziana era una che «se vedeva uno rimasto fermo con l’auto in panne, gli allungava dieci euro per dargli una mano». E già in passato avrebbe aiutato un conoscente prestandogli poco più di mille euro. È la pista dei soldi quella che gli investigatori della squadra mobile, coordinati dal pm Maria Beatrice Zanotti, stanno seguendo con maggior convinzione per cercare di trovare un movente alternativo a quello fornito da Pietro Di Salvo, l’ex operaio di Borgo Santa Croce arrestato con l’accusa di omicidio premeditato. L’anziano di 72 anni, assistito dall’avvocato Veronica Bendetta Vallenari, deve ancora comparire davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. Ma di fronte agli agenti avrebbe provato a sostenere la tesi di un «delitto d’impeto» a sfondo passionale, dicendo di aver avuto da circa un anno una relazione clandestina con la Paoletti e di aver temuto che la pensionata potesse rivelare tutto a sua moglie. Un racconto che non convince gli inquirenti per due ragioni di motivi: la prima è quella del dichiarato «raptus», smentito da una serie di indizi che hanno fatto propendere per la premeditazione. La seconda, invece, è proprio quella della natura del rapporto tra i due. Secondo parenti e amici, si sarebbe trattato di un’amicizia e niente di più, per una donna legatissima al marito Luigi, scomparso due anni fa e talmente impegnata tra volontariato e il cugino disabile da accudire, da non trovare nemmeno il tempo per una nuova «avventura». E a minare la credibilità del racconto di Di Salvo, ci sarebbe anche un altro particolare riferito da lui stesso ai poliziotti: avrebbe sostenuto di incontrare regolarmente ogni lunedì mattina la sua vittima, ma avrebbe poi messo a verbale che l’ultimo incontro prima di quel terribile 4 giugno, era stato il 29 maggio, un mercoledì. Un incontro in cui i due avrebbero litigato, come confermato dall’indagato, rimandando la discussione al lunedì successivo.
Ma gli investigatori sospettano che il motivo della discussione possa essere stato proprio il prestito non onorato. E resta da vagliare la testimonianza della nuora che ha detto che Fernanda era stata minacciata da «un uomo conosciuto su Facebook». In queste ore, la Mobile sta compiendo analisi patrimoniali sui conti di indagato e vittima. Non è escluso che l’uomo possa aver tenuto all’oscuro i parenti di eventuali debiti contratti. Ma le verifiche proseguono anche sui conti della vittima, per cercare qualche traccia di quel presunto debito. Uno dei testimoni avrebbe anche parlato di un bigliettino su cui Fernanda aveva segnato i dettagli dell’accordo con Di Salvo, ma che lei stessa avrebbe poi distrutto, forse rassegnata all’idea di non riuscire più a recuperare la somma.