Corriere di Verona

Cincotti e il concerto al Romano: «Sarà cuore e pianoforte»

Il cantautore americano sarà in concerto domani sera al Teatro Romano. «Conosco bene Verona, ma non ci torno da tempo. Non vedo l’ora di esibirmi. Suonerò canzoni nuove e vecchie. Sarà un mix ad alta energia su cui svetterà il pianoforte»

- Francesco Verni © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Conosco bene Verona ma non ci torno da tempo. Non vedo l’ora di esibirmi in città dopo tanto e sono davvero contento che sia il primo dei nostri spettacoli estivi di “Long way from home”».

Il cantautore e pianista newyorkese Peter Cincotti non sta più nella pelle in vista del concerto di domani sera al teatro Romano, appuntamen­to speciale del Verona Jazz 2018 (ore 21, info www.eventivero­na.it). Cincotti, domani alle 18, sarà anche alla Feltrinell­i di via Quattro Spade per presentare lo spettacolo.

Come è cambiata la sua musica dagli esordi in cui veniva etichettat­o come «enfant prodige» del jazz ad oggi?

«Il mio approccio è rimasto lo stesso, ma sono cambiate le etichette. Il mio metodo è sempre stato quello di suonare con il cuore. Se la musica non è qualcosa che sento a livello profondo, allora non la incido perché la musica è solo un altro modo per esprimere se stessi e, come una persona, cambia e si sviluppa nel tempo. La mia priorità nel corso degli anni è sempre stato essere fedele a quell’evoluzione. Ogni disco è stato un tentativo di diventare sempre più “me stesso”, ogni album staccava gli strati di una cipolla, cercando sempre di raggiunger­e il nucleo di chi sono, di che cosa provo e di come vedo il mondo». Che concerto sarà quello del teatro Romano?

«Ci saranno canzoni del mio ultimo “Long way from home” e i brani dei miei album precedenti. Un mix di musica ad alta energia su cui svetterà il pianoforte. Sul palco saremo io, Joe Nero alla batteria e Lex Sadler al basso

e tastiere».

L’approccio al pianoforte in «Long way from home» è diverso?

«È la forza trainante del disco, più ritmato, più vivace. Ho voluto scrivere questa canzoni attorno a temi e ganci pianistici che sono diventati il cuore dei brani. Inoltre, volevo che queste canzoni potessero aprirsi nell’esecuzioni live, con sezioni che mi permettess­ero di improvvisa­re. L’improvvisa­zione è una parte importante di quello che faccio e uno dei motivi per cui amo suonare dal vivo».

Ha origini italiane. In che cosa ritrova la sua italianità?

«Le mie origini italiane sono una parte importante della mia vita, sia per quanto riguarda il mio carattere che per la musica. Penso che abbia colorato il modo in cui mi avvicino a tutto, dal cibo alla musica fino alla famiglia».

Nel 2011 è stato in gara a Sanremo con Simona Molinari, che ricordi ha di quella manifestaz­ione?

«Partecipar­e a Sanremo con Simona è stata una delle mie esperienze più belle di sempre. Un sacco di cibo, troppo vino e tanto divertimen­to in generale. Abbiamo riso per circa tre settimane».

Ha suonato (e recitato) nella serie televisiva cult «House of cards». Si è divertito sul set?

«È stata un’esperienza fantastica e molto divertente. Devo aver cantato quella canzone per 23 volte di fila. La mia parte preferita è stata la scena della cena e, tra un girato e l’altro, chiacchier­are con Robin Wright Penn. È stata una lunga giornata… in quella scena abbiamo continuato a bere vodka finta, desiderand­o che fosse vera».

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Verona Jazz Quello con Peter Cincotti è un appuntamen­to speciale della rassegna Verona Jazz

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