Censimento rom, il Veneto si divide
Le parole del vicepermier Salvini liberano la rabbia del centrodestra che va all’attacco dei nomadi. Caritas critica Il sottosegretario Fantinati contro la Lega: «Basta sparate». Casali: «Schediamoli tutti»
Le parole del eministro Salvini liberano in Veneto la rabbia del centrodestra contro i rom. Se Zaia si schiera col capo («Giusto accendere una luce»), l’assessore Donazzan parla di «campi nomadi regno dell’illegalità». Altolà del M5S: Berti chiede uno stop alle boutade, il sottosegretario Fantinati chiude al censimento: «Noi siamo altro». Anche la Caritas contro Salvini.
Oliviero Toscani è un fiume in piena, da La Zanzara a Radio Padova, attacca Matteo Salvini: «Peggio del fascismo. Forse ci vogliono i partigiani e la lotta armata». E, ancora, lui che un po’ partigiano ci si sente: «La destra italiana è la più ignorante e becera del mondo. Le foto di Benetton sono contro i cretini». Ecco il tenore della difesa del fotografo che aggiunge: «Utilizzo gli spazi per far vedere ciò che bisogna vedere veramente. Ed ho come sponsor un uomo intelligente che ha un’azienda di successo e adesso vogliamo far vedere quello che sta succedendo».
L’ultimo casus belli sono le immagini dei migranti di Aquarius pubblicate da Benetton sotto forma di spot sui quotidiani nazionali. L’unico terreno di confronto/scontro diretto fra i due, però, è Twitter con Salvini che posta gli articoli di giornale sul caso commentando «Solo io penso sia squallido?». Annegato fra migliaia di commenti osannanti, spunta la risposa di Toscani che ribadisce: «Vedi Matteo, non è squallido, ma drammatico. E purtroppo siete in tanti a non capire ciò che sta succedendo». Getta acqua sul fuoco il governatore Luca Zaia: «Nulla di nuovo sotto il sole: conosciamo le campagne di Benetton. La verità è che si stanno occupando del problema il Viminale, le forze dell’ordine e i magistrati, che si trovano di fronte al problema reale». Al netto della politica, anche il mondo imprenditoriale veneto si interroga. I più scelgono di rimanere anonimi e, a microfoni spenti, scuotono il capo. Che target si voleva agganciare? I ragazzini no di certo, dicono alcuni, forse è stata una strizzata d’occhi al mercato europeo che non pare amare la nuova Italia. E poi c’è chi ragiona a voce alta come Daniele Lago, dell’omonima azienda di design: «Dobbiamo stare tutti attenti a non prevaricare altri mondi, l’impresa e la politica. Ma credo nell’equilibrio fra cuore e cervello. Parlando della pubblicità di Benetton, se abbandoniamo il cuore è finita. E sui toni della politica di questi giorni, dico che le parole hanno un peso e possono diventare armi. Calibrarle è auspicabile per restituire anche all’estero un’immagine dell’Italia che torni ad essere seduttiva». Quindi su ciò che fa bene agli affari le posizioni sono articolate.
E in difesa dell’operazione Benetton/Toscani interviene anche una donna imprenditrice e presidente della Fondazione dei Musei Civici Veneziani, Mariacristina Gribaudi: «Anche la pubblicità può stimolare una riflessione su quanto accade attorno a noi. L’importante è farlo in modo intelligente considerato che siamo di fronte ad un fenomeno epocale che chiede di essere gestito con scelte che tengano conto di sensibilità diverse, di esigenze alle volte anche contrastanti, di approcci culturali differenti. Su questo tema come su altri possiamo pensarla in modo diverso ma l’unico modo per trovare la quadra è il confronto. Vedo nella campagna di Toscani un faro che si accende per illuminare uno degli aspetti della questione, che è quello umanitario, che va poi combinato con tutti gli altri». Alessandra Moretti del Pd definisce Toscani un artista e ammonisce: «L’arte,così come il giornalismo e tutte le forme di espressione del pensiero, devono restare libere».