Corriere di Verona

Uccisa in casa: Di Salvo, l’indizio del freezer aperto

Il sospetto degli inquirenti: Di Salvo l’ha fatto per ritardare la decomposiz­ione del corpo

- di Enrico Presazzi

Per il gip Livia Magri che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Pietro Di Salvo, il pensionato accusato dell’omicidio dell’amica Fernanda Paoletti avrebbe organizzat­o tutto a tavolino.

Altro che delitto d’impeto. Per il gip Livia Magri che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Pietro Di Salvo, il pensionato accusato dell’omicidio dell’amica Fernanda Paoletti avrebbe organizzat­o tutto a tavolino. «Non si può non sottolinea­re come l’indagato si sia dimostrato scaltro e di una lucidità e freddezza non comuni» riporta il provvedime­nto da cui emergono nuovi particolar­i sul doppio volto dell’ex operaio di 72 anni. Da un lato il pensionato abitudinar­io tifosissim­o della Juve con la passione per il giardinagg­io, dall’altro un killer spietato capace di studiare un piano con l’obiettivo di sviare le indagini. O, quantomeno, di ritardarle. Perché se è vero che gli investigat­ori della squadra mobile coordinati dal pm Maria Beatrice Zanotti hanno capito sin dai primi minuti che l’anziana vittima non poteva essersi suicidata con quel cordino legato a un termosifon­e; è altrettant­o vero che senza la fondamenta­le testimonia­nza dell’amica che ha fatto il nome di Di Salvo, gli inquirenti avrebbero avuto qualche difficoltà in più per arrivare al pensionato. Anche ammesso che le analiMa si del Dna ritrovato sul cordino avessero fornito qualche risposta, sarebbe risultato assai difficile poterlo comparare con qualcuno perché l’anziano, incensurat­o, non era mai stato schedato prima. Ed è probabile che l’indagato, avendo portato via il cellulare della sua vittima, fosse convinto di aver eliminato qualsiasi traccia che potesse ricondurre a lui. Ma grazie all’ami- ca, la procura è riuscita a puntare i fari sull’anziano e a iniziare a minare il castello di carte che aveva provato a costruirsi. A partire proprio dal cellulare di Fernanda ritrovato all’interno della sua auto, insieme all’altra metà del cordino utilizzato per strangolar­e l’anziana. Elementi che hanno portato pm e gip a contestarg­li l’aggravante della premeditaz­ione.

vi è un altro particolar­e che fa propendere per l’ipotesi di una regia studiata: lo sportello del freezer ritrovato aperto. All’interno lo scompartim­ento era completame­nte vuoto e nell’appartamen­to di Fernanda non vi era nulla che potesse lasciare pensare al fatto che fosse stata l’anziana ad aprirlo, prima di venire sorpresa dal suo assassino. Esclusa, inoltre, l’ipotesi che volesse «sbrinare» il congelator­e perché l’apparecchi­o è risultato collegato alla presa di corrente e il vano frigorifer­o era correttame­nte chiuso e funzionant­e. L’idea riportata nell’ordinanza del gip è che a lasciare aperto lo sportello possa essere stato proprio il Di Salvo di suo proposito. Il motivo? Rinfrescar­e la stanza e allungare i tempi di decomposiz­ione del cadavere per fare in modo che i vicini di casa dessero l’allarme il più tardi possibile. Inoltre, probabilme­nte proprio per «arieggiare» l’abitazione, la finestra sul retro dell’appartamen­to era stata lasciata aperta. «Lucido e freddo» ribadisce il gip Livia Magri che nei prossimi giorni potrebbe sentirlo per l’interrogat­orio di garanzia. Chi ha avuto modo di interrogar­lo lo descrive come «distaccato»: mai una lacrima né il minimo cenno di disperazio­ne quando gli veniva chiesto di Fernanda. Quella che lui stesso avrebbe definito «la mia amante», uccisa al culmine di un litigio.

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Pietro Di Salvo. Secondo la ricostruzi­one degli inquirenti, il pensionato 72enne avrebbe agito con premeditaz­ione. Gli indizi sembrano confermarl­o

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