Nel quartiere popolare tutti col fischietto per fermare le occupazioni dei nomadi
Mestre, il controllo di vicinato contro le incursioni: «Poi chiamiamo le forze dell’ordine»
La storia Nel Rione Pertini vivono famiglie abusive quasi tutte dello stesso ceppo: «Quando muore l’anziano, arrivano all’improvviso e occupano» Il comitato Qui molte famiglie vivevano nel terrore, barricate in casa
I giovani
Vogliamo costruire qui il nostro futuro, non scappare altrove
Ieri mattina, di buon VENEZIA ora, in rione sono arrivati gli avvocati e gli ispettori Ater per prendere le misure per i prossimi sgomberi. Dieci giorni prima è stata la volta dei vigili e dei tecnici del Comune, che in un paio di mattinate hanno liberato e blindato tre alloggi. In quartiere Pertini, zona periferica nel cuore di Mestre (Venezia), la guerra alle occupazioni abusive è ormai in pieno svolgimento, i residenti «regolari» impegnati da mesi in una campagna contro un meccanismo di conquista e assegnazione coatta delle case. «Sei anni fa qui è arrivata, regolarmente, una famiglia rom, - racconta Giorgio Rocelli, presidente del comitato di zona - Erano la testa di ponte: tengono d’occhio gli appartamenti dei più anziani, aspettando che si allontanino, che vengano ricoverati o che muoiano. Al momento giusto scatta l’assalto».
I nomadi entrano dai basculanti dei garage, scardinandoli, e poi raggiungono gli appartamenti; preferiscono le case al piano terra, che gli assicurano una via di fuga dal retro, e guardando i campanelli dei condomini è evidente come lo stesso cognome «straniero» si ripeta. Una volta dentro cacciarli è impossibile: in un’abitazione si alternano più famiglie, che restano nel Veneziano qualche mese per poi «passare» la casa al gruppo successivo. Al fianco degli adulti sempre qualche minore, per scongiurare lo sgombero della polizia. Ma a tradire la presenza di occupanti sono anche le cassette della posta sigillate con il nastro, i giardini ricoperti di erbacce su cui però sono state piazzate parabole satellitari, le porte sfondate a calci e riparate alla bell’e meglio con un pannello di compensato, le serrature forate a colpi di trapano.
Allo schieramento opposto, spesso a fronteggiare le stesse case degradate, le abitazioni dei cittadini: lo scoperto curato, i dondoli colorati, i vasi di fiori che contrastano con i cartelli che assicurano la presenza di cani da guardia o persino che avvisano di come «tutta la famiglia è armata», sagome di pistole e fucili a rimarcare il concetto.
Per anni i residenti hanno cercato una formula per scoraggiare la pratica, finendo solo per alzare la tensione nel quartiere: «Se si prova a fermarli rispondono con le intimidazioni - spiega qualcuno minacciano di bruciare le nostre case, di ammazzarci di botte. E quando li cogliamo sul fatto non esitano ad alzare le mani, anche contro gli anziani». A fine 2017 una signora in età avanzata era stata sbattuta con la testa contro un muro di cemento, solo l’arrivo di una volante ha impedito che il pestaggio continuasse.
«Qui i residenti vivevano nella paura, barricati in casa continua Rocelli - Abbiamo cercato di riportarli in strada, di trasformarli in “telecamere” mobili». Seguendo quasi lo stesso schema collaudato dai rom, il comitato ha attivato il controllo di vicinato, poi si è munito di 300 fischietti - e altri 200 sono in arrivo - per pattugliare le strade: quando vedono qualcosa di sospetto prima fischiano, poi scatta la segnalazione alle forze dell’ordine, grazie ad una linea diretta; non solo: i cittadini tengono sotto controllo le case occupate e, non appena il presidio dei nomadi si allontana, chiamano Comune e Ater per «riconquistare» l’appartamento. Oggi le case occupate sono una decina (non tutte tenute da rom), ma il viavai continuo di abusivi non si arresta.
Se i più anziani continuano la loro sorveglianza è però anche merito dei ragazzi impegnati nella stessa battaglia: «I giovani di solito scappano, noi invece vogliamo costruire qui il nostro futuro - spiega Luca, 25 anni - Abbiamo tappezzato il quartiere con cartelli che riportano i numeri utili delle forze dell’ordine, presentato un progetto per un nuovo campo da calcio e vorremmo trasformare le case più vecchie nel “quartiere dei murales”. Il rione deve essere vivo, o sarà sempre preda di queste persone».