Corriere di Verona

Prosecco, Manzato: «Limiteremo la produzione»

Franco Manzato, neo sottosegre­tario all’Agricoltur­a: battaglia sui tagli alla Pac

- Bonet

Il «filosofo della Lega» torna all’agricoltur­a. Franco Manzato, 52 anni, trevigiano di Oderzo, è considerat­o uno degli ideologi del Carroccio (sua fu l’idea delle «Frattocchi­e padane») ed è tra gli uomini più vicini all’ex segretario nathional Gianpaolo Gobbo. Assessore regionale all’agricoltur­a dal 2008 al 2015, ha preferito non ricandidar­si nello Zaia-bis (sarebbe stato il quarto mandato consecutiv­o) per prendere la via di Roma. Tre anni dopo è deputato e una settimana fa è stato nominato sottosegre­tario all’Agricoltur­a. Un ritorno al futuro, dunque, con molti dossier sul tavolo: gli accordi di libero scambio, la guerra dei dazi, i voucher, il Prosecco. Su cui, avverte Manzato, «è tempo di dire parole chiare». In che senso?

«Il mercato e i viticoltor­i devono sapere che col tempo la produzione verrà limitata. Non si può continuare all’infinito ad espiantare le altre produzioni per piantare vitigni di Glera, nella speranza che poi vengano trasformat­i in Prosecco (di cui il Glera è «la base»,

ndr.) entrando così nel mercato delle bollicine Doc o Docg dalla porta sul retro».

Il potere di trasformar­e il Glera in Prosecco è nelle mani del governator­e Luca Zaia. «Che la pensa come me, la linea è quella».

Temete l’esplosione della bolla?

«Non penso che il Prosecco sia una bolla, parliamo di un prodotto apprezzato in tutto il mondo, specie dai più giovani, e la domanda non è drogata. Ma non possiamo permetterc­i di fare solo politica sul prezzo, il fenomeno va governato altrimenti rischiamo di farci male, di non resistere nel lungo periodo sui mercati. La crescita del Prosecco è stata impetuosa, ci ha dato molte opportunit­à ma, virando verso la monocoltur­a, ha causato anche qualche problema, che sarà affrontato e risolto». Lei appoggia la candidatur­a Unesco? «Ovviamente».

In Europa è iniziato il confronto sui tagli alla Pac, la Politica Agricola Comunitari­a, che potrebbero costare 2,7 miliardi di euro agli agricoltor­i italiani. Che strategia

avete in mente?

«Ci opporremmo strenuamen­te e non dispero. Anche nella scorsa programmaz­ione furono ipotizzati tagli al settore, che è un po’ la borsa da cui tutti pensano sempre di poter pescare più facilmente, ma furono bloccati. D’altra parte, è suicida ridurre queste risorse, fondamenta­li per la competitiv­ità, in un momento delicato come questo, in cui si stanno rinegozian­do gli accordi di libero scambio e si stanno aprendo nuovi mercati. Il settore, semmai, va rafforzato con investimen­ti forti, per i quali serviranno anche risorse dello Stato».

A proposito di accordi di libero scambio, il ministro Centinaio non intende ratificare il Ceta così com’è e questo potrebbe far saltare l’accordo tra Ue e Canada.

«Siamo contrari all’abbattimen­to delle regole che porterebbe al dilagare dei prodotti “Italian sounding”, come il Parmesan, il Parmesao, il Reggianito. Non è vero che tutti i

prodotti sono uguali e il confronto non può reggere senza un’adeguata tutela delle specificit­à e delle tipicità, tutela che passa anche per il rafforzame­nto dell’etichettat­ura. Il liberissim­o mercato, in questo settore, non funziona».

Via alla guerra commercial­e, dunque, a colpi di dazi. Salvini, dal Viminale, li ha già annunciati sul riso.

«E ha ragione. Il riso asiatico sta facendo concorrenz­a sleale a quello italiano, grazie al prezzo fuori mercato. Ma è facile abbassare il prezzo se le condizioni di lavoro e di produzione, in Asia, sono quelle che sono. Noi investiamo nella ricerca, nella qualità, nella tradizione, nelle certificaz­ioni e tutto questo ha un costo. Ricordo che la Lega parla da anni, inascoltat­a, di dazi. Il risultato è sotto i nostri occhi».

Ma i dazi si subiscono anche. Gli Usa li hanno appena introdotti sulle olive spagnole, domani potrebbe toccare a noi. «Detto che alcune produzioni ormai sono commoditie­s, stanno sui mercati telematici e borsistici del mondo, sono oggetto perfino di futures, non credo che l’agricoltur­a Usa sia in competizio­ne con la nostra. La loro è infatti estensiva e quantitati­va, la nostra intensiva e qualitativ­a. Le nostre aziende mediamente non vanno oltre i due ettari e, come dicevo, puntano sul marchio e sull’alta qualità». Lei è No Ogm? «La ricerca non si ferma ma

in questa fase, senza certezze neppure tra gli scienziati, è meglio tenere una posizione prudenzial­e».

L’Ue ha appena esteso le sanzioni alla Russia fino al 2019. In questo il governo non è stato molto «del cambiament­o»...

«L’Italia deve rimanere saldamente agganciata al blocco europeo, all’Occidente, agli Stati Uniti ma deve lavorare per avere rapporti migliori con i suoi vicini e la Russia è il più importante tra loro. Va riaperto il dialogo e vanno superate le tensioni che stanno provocando danni gravissimi alle nostre imprese». Reintrodur­rete i voucher?

«Senza dubbio. È una questione di buon senso, fare tabula rasa è stato un errore. I voucher saranno pure stati usati in maniera sbagliata e distorsiva in alcuni settori, ma in agricoltur­a erano fondamenta­li, per le imprese e i lavoratori stagionali. Rimedierem­o presto all’errore».

Il Prosecco Non è una bolla ma il prezzo va governato o rischiamo di non durare nel tempo. Basta piantare Glera per poi sperare sia trasformat­o in Prosecco

La guerra commercial­e

No al Ceta e sì ai dazi. Il libero mercato non funziona in agricoltur­a dove si scontrano modelli troppo diversi. L’Italia punta sull’alta qualità

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 ??  ?? Terra preziosa Coltivare a Glera non garantisce l’etichetta doc, è anche necessaria l’iscrizione all’albo, mentre per la docg è possibile solo nel territorio storico
Terra preziosa Coltivare a Glera non garantisce l’etichetta doc, è anche necessaria l’iscrizione all’albo, mentre per la docg è possibile solo nel territorio storico

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