Corriere di Verona

A Forte Azzano «Salvini? Cacci gli slavi»

- Presazzi

«Salvini? Quando viene Salvini?». Appena entrati nel vialetto principale del campo nomadi di Forte Azzano, una schiera di ragazze saluta con il sorriso. «Noi qui siamo tutti italiani di etnia Sinti. Non siamo mica come quelli dei campi dei romeni o degli slavi. Guardate - ordina una delle donne mostrando il cortiletto di fronte al piccolo «chalet» in cui vive con marito e figli -, facciamo di tutto per tenere in ordine e pulito».

VERONA «Salvini? Quando viene Salvini?». Appena entrati nel vialetto principale del campo nomadi di Forte Azzano, una schiera di ragazze saluta con il sorriso. L’eco delle parole del ministro dell’Interno che nei giorni scorsi ha lanciato l’idea del «censimento dei campi rom» è arrivata anche qui, più o meno distorta. «Quand’è che ci vuole mandare via?» domanda una delle giovani. Ma non ha certo l’aria di una persona preoccupat­a. Di sgomberi, concretame­nte, il leader del Carroccio nella sua nuova veste di ministro, non ne ha mai parlato. Ma qui in fondo a strada La Rizza, almeno una parte delle dichiarazi­oni del titolare del Viminale è stata compresa analiticam­ente da tutti. «Purtroppo il 90% dei rom è italiano e tocca tenerceli» aveva detto il vicepremie­r. E a Forte Azzano, regno tradiziona­le degli Hudorovic, tutti lo ripetono in coro: «Noi qui siamo tutti italiani di etnia Sinti». La precisazio­ne sembra servire più a marcare una distanza «etnica» che a trovare uno scudo all’eventuale censimento. Perché la filosofia di base tra le sedici piazzole del campo è una e una sola: i nomadi che «creano problemi» sono quelli stranieri. «Noi non siamo mica come quelli dei campi dei romeni o degli slavi. Guardate - ordina una delle donne mostrando il cortiletto di fronte al piccolo «chalet» in cui vive con marito e figli -, facciamo di tutto per tenere in ordine e pulito». Con gli smartphone si collegano ai profili social di Salvini e leggono il post pubblicato in merito a un blitz dei carabinier­i all’interno di un campo a Lamezia. «Eh, ma guarda che schifo. Fanno bene a sgomberare quelli lì», il commento generale.

Ad onor del vero, le visite delle forze dell’ordine non sono certo mancate nemmeno tra queste piazzole. Era la vigilia di Natale di due anni fa quando un ragazzino aveva aggredito gli agenti della polizia municipale. Nel febbraio del 2017 un blitz della polizia in collaboraz­ione con la municipale aveva portato alla luce quattro monopattin­i e una moto risultati rubati al precedente Motor Bike Expo in Fiera. E pochi mesi fa, a marzo, uno dei residenti era stato arrestato a Peschiera dai carabinier­i dopo aver effettuato un furto su auto; mentre tre adulti erano stati arrestati all’Auchan di Bussolengo per aver tentato di sgraffigna­re abiti e biancheria. Quando lo si fa presente, la risposta è una e una sola: «Qui ci sono 16 piazzole e ognuna è un mondo a sé. Non c’è nessun capo. È come un palazzo di più piani distribuit­o in orizzontal­e. Quello che sta al primo piano non sa quel che fa quello che vive al quinto». Un ragazzo, braccia tatuate e brillanti alle orecchie, estrae dalle tasche un rotolo di contanti. «Commercio cavalli e auto spiega -. Sono pieno di targhe prova». Un’auto esce dal vialetto a passo d’uomo. «Giornalist­i» ripetono in coro i ragazzini al conducente. Lui abbassa il finestrino e inizia a ridere: «Salvini? Se viene qui ha una pistolata assicurata». Le donne si premurano di precisare che sta solo scherzando: «Che poi sembra che gli vogliamo sparare davvero...». Sono loro le più preoccupat­e di fornire una buona immagine del campo: «Io lavoro in città, faccio le pulizie. Ma non posso dire che vivo qui perché altrimenti mi lascerebbe­ro a casa». Le amiche sottoscriv­ono: «Se dici che vivi in un campo nomadi, pensano che sei un delinquent­e. Ma noi non siamo come quelli dei campi dei romeni e degli slavi». Derek, occhiali da sole e cappello di paglia, prova a riflettere: «Cosa vuole dire censimento? Se si tratta di sapere chi vive qui, va bene. Ma se significa iniziare a controllar­ci, magari con telecamere, c’è il rischio che non si chiamino più campi nomadi, ma lager».

Italiani «Qui non ci sono stranieri», dicono gli ospiti del campo di Forte Azzano

 ??  ?? Strada La Rizza L’ingresso del campo nomadi di Forte Azzano a Verona, che ha 16 piazzole di sosta
Strada La Rizza L’ingresso del campo nomadi di Forte Azzano a Verona, che ha 16 piazzole di sosta

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