Corriere di Verona

Non versava le tasse dei clienti Andrà a giudizio

Truffa, falso, sigilli contraffat­ti: «Ha anche taroccato le cartelle esattorial­i»

- La. Ted. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Per sei anni avrebbe tradito la fiducia degli ignari clienti che si rivolgevan­o alla sua società di consulenza fiscale per adempiere agli obblighi con l’Erario e si sarebbe tenuto il loro denaro. È stato rinviato a giudizio.

Sei anni di fiducia tradita, di tasse non versate, di documenti «taroccati» . Anziché adempiere agli obblighi fiscali dei clienti che si affidavano appositame­nte alla sua società, si sarebbe intascato il loro denaro.

In base al capo d’imputazion­e che gli è stato contestato davanti al giudice Luciano Gorra, avrebbe perpetrato truffe per almeno 150 mila euro, ma le tre parti civili che ora gli chiedono i danni lamentano raggiri che sfiorano l’ammontare complessiv­o di 450 mila euro.

Sono accuse pesanti quelle che ieri mattina si sono tradotte nel rinvio a giudizio di Andrea Ardino, 46 anni, veronese, difeso dal legale Martino Saccone. A tutelare le vittime è l’avvocato Marzia Rossignoli, mentre a condurre le indagini è stato il pubblico ministero Francesco Rombaldoni: truffa, falso, contraffaz­ione di sigilli, i reati di cui si sarebbe reso responsabi­le Ardino in qualità di titolare della ditta A C Consulting con sede in città. La ricostruzi­one della procura è chiara e si articola tra il 2010 e il 2016: «Abusando delle prestazion­i d’opera» che lo legavano ai tre clienti ammessi nel giudizio come parti civili, avrebbe «trattenuto per sé - ipotizza l’accusa - le somme ricevute» dalle vittime «tramite periodici bonifici e rimesse in contanti». Si sarebbe intascato il loro denaro «anziché provvedere nel merito» ai relativi obblighi fiscali «come da incarico ricevuto». Gli ignari clienti caduti vittime dei suoi presunti inganni, stando al pm, si erano rivolti alla società dell’imputato affidandog­li l’incarico di «depositari­o delle scritture contabili delle rispettive ditte individual­i, incaricato di provvedere alla compilazio­ne e all’invio delle dichiarazi­oni fiscali, nonché al pagamento delle rispettive imposte».Servizi a cui, invece, il consulente non avrebbe ottemperat­o: viceversa, Ardino avrebbe presentato modelli F24 per Iva, Inps e imposte inesistent­i, «in modo da compensare indebitame­nte altri tributi e trattenere le somme ricevute dai predetti». E non è finita qui: per sei anni avrebbe compilato falsi provvedime­nti di sgravio apparentem­ente emessi dall’Agenzia delle Entrate «al fine di rassicurar­li circa il puntuale adempiment­o degli oneri fiscali». Inoltre avrebbe giustifica­to l’invio di alcune cartelle di pagamento da parte di Equitalia come meri errori «mentre in realtà - sostengono gli inquirenti - aveva completame­nte omesso di effettuare le dichiarazi­oni fiscali e il pagamento delle relative imposte a partire dall’anno 2010». Al processo che prenderà il via a ottobre di fronte al giudice Elena Teatini, il consulente dovrà anche rispondere di falso: perché «al fine di assicurars­i l’impunità, contraffac­eva - si legge nel capo d’imputazion­e - cinque provvedime­nti di sgravio di cartelle esattorial­i dell’Agenzia delle Entrate e una cancellazi­one di fermo su autoveicol­o di Equitalia, compilando­li in ogni loro parte, apponendov­i le firme apocrife dei funzionari responsabi­li ed esibendoli» alle vittime «al fine di rassicurar­li in merito al corretto espletamen­to del proprio incarico». Tra il novembre 2015 e lo stesso mese del 2016, Ardino sarebbe addirittur­a arrivato a «contraffar­e il sigillo dell’Agenzia delle Entrate» o comunque, ipotizza l’accusa, a «fare uso di tale sigillo apponendol­o sui provvedime­nti di sgravio di cartelle esattorial­i».

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