Corriere di Verona

Grosso, ora è ufficiale «Orgoglioso di esser qui»

È ufficiale: firma fino al 2020 «Felice e orgoglioso di arrivare» E intanto gli ex dettano la ricetta «Deve recuperare la tifoseria»

- di Matteo Fontana

L’ambiente ha perso morale ed è decisivo che lui riesca a risollevar­lo Uno che ha calciato il rigore decisivo ai Mondiali sa reggere alle pressioni Vignola A Bari ha espresso un buon calcio, può essere l’uomo giusto per il Verona De Agostini La sua scuola da tecnico è la Juve, una delle migliori a livello mondiale

Gli ex dell’Hellas dettano l’agenda per Fabio Grosso. Il nuovo allenatore gialloblù in vacanza in Sardegna tra pochi giorni arriverà a Verona. Ieri sera finalmente l’ufficialit­à: contratto fino al 2020 e prime parole («Felice e orgoglioso, ci vediamo presto»).

Ma torniamo agli ex. Domenico Volpati indica un compito gravoso per lui, oltre agli obiettivi agonistici più evidenti: «Deve riuscire a riavvicina­re i tifosi. Purtroppo l’ambiente del Verona si è demoralizz­ato e disunito nella passata stagione ed è fondamenta­le che si ricompatti, perché la forza dell’Hellas è sempre arrivata dalla passione del pubblico. Sono convinto che Grosso, uno che ha sostenuto grandi pressioni e le ha sapute gestire, sia l’uomo giusto per portare a termine questa missione». Continua Volpati: «Come allenatore è da valutare: con il Bari ha debuttato tra i profession­isti. Come sempre, tuttavia, le fortune di un tecnico le fa la rosa dei giocatori che ha a disposizio­ne, sia sul piano della qualità che dei valori morali». A concordare con Volpati è Mauro Gibellini: «Di sicuro Grosso saprà reggere la tensione di una piazza molto esigente come quella di Verona, arrabbiata per l’esito dell’ultimo campionato. Da giocatore ha realizzato il rigore decisivo per la vittoria del Mondiale del 2006, certamente non avrà problema a calarsi in una realtà delusa che chiede, giustament­e, di assistere a una svolta». Quanto al Grosso allenatore, Gibellini osserva: «La prova di Bari gli ha permesso di crescere molto. Si è trovato in un contesto ambizioso, si è avvicinato al traguardo della promozione in A ma è mancato qualcosa per restare in corsa fino alla fine. Col Verona Grosso dovrà fare un salto di qualità. Se gli sarà consegnato un organico di valore sono certo che riuscirà a dare molto all’Hellas. Poi, com’è ovvio, i giudizi del campo non sono prevedibil­i». Parola a Beniamino Vignola, poi: «Grosso al Verona? Scelta giusta, per tutta una serie di motivi. Mi piace il fatto che si sia puntato su un allenatore giovane, un emergente che, attenzione, non è inesperto, sebbene il suo curriculum non sia copioso. Ha guidato la Primavera della Juventus, è stato a Bari: non è poco, anzi. Inoltre Grosso è stato un grande giocatore e sa benissimo di che cosa ci sia bisogno all’Hellas. Va ricostruit­o il rapporto con una tifoseria, apparso frantumato negli ultimi tempi. Grosso ha credibilit­à». Prosegue Vignola: «Poi c’è l’aspetto del gioco: il suo Bari ha sempre espresso, sia pure tra alti e bassi, un buon calcio. Avrebbe meritato di ottenere un risultato migliore, ma non ha avuto fortuna e la vicenda del meno 2 in classifica per inadempien­ze societarie ha condiziona­to la squadra. Grosso, però, ha tirato fuori il massimo dagli uomini che ha diretto. A Verona gli si chiede di fare meglio». Gigi De Agostini ha, in comune con Grosso, il ruolo da giocatore (entrambi terzini sinistri) e il passato alla Juventus. Sorride e fa: «E adesso anche la permanenza all’Hellas, anche se con ruoli diversi. Di sicuro il Grosso calciatore è entrato nella storia del pallone, a livello italiano e mondiale. Un bel biglietto da visita per chi si presenta a Verona con l’incombenza di rilanciare una squadra che è uscita a pezzi dalla scorsa stagione». Aggiunge De Agostini: «La scuola in cui ha “studiato” Grosso è tra le migliori in ambito internazio­nale. Dico della Juve: con la Primavera dei bianconeri si è formato, mentre al Bari affrontato una prova di maturità e ritengo che l’abbia superata. A giugno tutto quanto si dice può essere smentito dai fatti, ma voglio essere fiducioso».

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