Corriere di Verona

Ottiene il posto dopo 14 anni di cause

Legnago, la vittoria di una dottoressa: «Lasciata a casa senza motivo, incubo finito»

- di Laura Tedesco

« Con questa sentenza, la Cassazione ha posto una volta per tutte fine alla paradossal­e situazione che la mia cliente era costretta a sopportare ormai da 14 anni».

È con un sospiro di sollievo che l’avvocato Maurizio Sartori commenta la sentenza con cui la settimana scorsa la Corte di Cassazione ha dato ragione alla dottoressa Cinzia Tolo, respingend­o il ricorso con cui l’Usl 9 puntava invece a ribaltare le sconfitte già incassate dall’ex Usl 21 di Legnago.

L’avvocato Sartori «Adesso non dovrà più reggere il peso di un contenzios­o con i propri datori di lavoro»

« Con questa sentenza, la Cassazione ha posto una volta per tutte fine alla paradossal­e situazione che la mia cliente era costretta a sopportare ormai da 14 anni».

È con un sospiro di sollievo che l’avvocato Maurizio Sartori commenta la sentenza con cui la settimana scorsa la Corte di Cassazione ha dato ragione alla dottoressa Cinzia Tolo,respingend­o il ricorso con cui l’Usl 9 puntava invece a ribaltare le sconfitte già incassate dall’ex Usl 21 di Legnago sia in primo che in secondo grado. Per il medico l’«incubo» era iniziato con l’assunzione come dirigente medico di anatomia patologica all’ospedale di Legnago dopo un concorso pubblico nel 2004.

Quattro anni dopo, però, viene lasciata a casa dopo una delibera con cui l’Usl 21 dispone l’interruzio­ne dei vari contratti a termine su cui fino a quel momento si era basato il rapporto di lavoro. Ma la dottoressa Tolo, convinta delle proprie ragioni, non si arrende e decide di impugnare il licenziame­nto. I giudici scaligeri le danno una prima volta ragione: «Il Tribunale di Verona ha accolto la domanda e annullato il licenziame­nto spiega l’avvocato Sartori, che ha tutelato il medico unitamente ai colleghi avvocati Sergio Vacirca e Mara Parpiglion­i -. A quel punto, l’ex Usl 21 decide di proporre appello e i giudici lagunari hanno accolto l’impugnazio­ne». Nonostante quella sconfitta in secondo grado a Venezia, però, la dottoressa Tolo non demorde e si rivolge una prima volta in Cassazione: la Suprema Corte ne condivide le ragioni e nel 2015 decreta la sconfitta dell’Usl 21 in quanto «il datore era tenuto a dare motivazion­e ulteriore del recesso che non fosse il mancato superament­o della prova». In altre parole, sancirono gli Ermellini, «il recesso dell’azienda deve essere motivato mentre i giudice dell’appello avevano viceversa ritenuto di superare questa censura ritenendo che il potere di recesso fosse stato esercitato prima della scadenza del periodo di prova e che avrebbe dovuto essere il lavoratore a provare il positivo superament­o della prova. Tali affermazio­ni sono contraddit­torie sul piano fattuale per la Cassazione - in quanto il recesso è da intendere formulato alla scadenza del periodo di prova e, soprattutt­o, il recesso dell’azienda deve essere motivato». Si torna dunque in appello e stavolta i giudici lagunari danno torto all’allora Usl 21 confermand­o la vittoria della dottoressa davanti al Tribunale di Verona. In base a quanto sancito da questo secondo processo d’appello, la dottoressa riprende a lavorare all’ospedale di Legnago: sulla sua sorte, però, pende l’esito del nuovo ricorso presentato dall’Usl che punta nuovamente a interrompe­re il rapporto lavorativo. Di qui la seconda sentenza emessa dalla Cassazione: la settimana scorsa, infatti, la Suprema Corte ha confermato ancora una volta la vittoria del medico. «Adesso non si troverà più a reggere il peso di un contenzios­o con i suoi datori di lavoro - dichiara l’avvocato Sartori -. Speriamo sia chiusa una volta per tutta una situazione che tanta sofferenza stava arrecando». E da così tanti anni.

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