Reddito d’inclusione, accesso più facile Il Pd: «Merito nostro»
Il Pd: meglio la nostra proposta di quella dei grillini. Le domande presentato erano state 470
Le famiglie veronesi in difficoltà che vi trovano un sostegno potrebbero salire ulteriormente rispetto alle 174 che del Reddito d’Inclusione già beneficiano. Perché da ieri, primo luglio, sono caduti alcuni requisiti «restrittivi». È il frutto degli ulteriori fondi stanziati dal vecchio governo Gentiloni con la Legge di Stabilità 2018.
Sono già 174 le famiglie veronesi in difficoltà che hanno ottenuto da Palazzo Barbieri di poter beneficiare del Reddito d’Inclusione (Rei): e da ieri potranno essere molte di più, visto che dal primo luglio sono caduti alcuni requisiti «restrittivi» che finora erano necessari per chiederlo ed ottenerlo. In pratica, sono stati cancellati alcuni importanti limiti alla possibilità di fare la richiesta: fino a sabato scorso infatti occorreva avere in famiglia o un minorenne o un disabile o una donna in gravidanza oppure un disoccupato ultra 55 enne.
Adesso invece sono rimasti soltanto i requisiti di reddito (Isee non superiore ai 6mila euro annui e patrimonio non superiore ai 20 mila euro, ma senza considerare in esso la proprietà della casa in cui si abita).
Aumenta quindi la platea dei possibili beneficiari e questo grazie agli ulteriori fondi stanziati dal governo Gentiloni con la Legge di Stabilità 2018. L’onorevole Alessia Rotta e la consigliera comunale Elisa La Paglia hanno rivendicato al proprio partito (e al governo da esso guidato) il merito del provvedimento che consente alle famiglie in difficoltà di ricevere un assegno mensile che varia dai 187,50 euro ai 539,82 euro a seconda della consistenza del nucleo familiare. Rotta e La Paglia hanno spiegato che l’assegno «si percepisce per un massimo di 18 mesi durante i quali il capofamiglia viene aiutato a trovare un lavoro coinvolgendo l’ufficio del lavoro, se la causa dell’indigenza è la disoccupazione, oppure i servizi sanitari, se la causa è invece una malattia, ad esempio la depressione».
Le due esponenti dem hanno riconosciuto il valido lavoro svolto finora dalle strutture municipali che hanno visto Palazzo Barbieri essere «capofila di una rete di 34 Comuni che hanno fatto da apripista di questo percorso che – hanno sottolineato - non è la mancia calata dall’alto, ma una presa in carico multidisciplinare finalizzata al reinserimento».
Dal primo luglio la possibilità di ottenere questo aiuto sarà appunto ampliata perché, ha detto l’onorevole Rotta, «verrà meno la barriera dei requisiti famigliari aprendo la porta ad un allargamento della platea dei possibili beneficiari: fino a fine 2019 – ha aggiunto - il territorio veronese potrà contare su 1 milione di euro di stanziamento, dopo di che starà alle valutazioni di chi sarà al governo».
In polemica con i Cinquestelle, Rotta e La Paglia hanno affermato che a quel punto «se al governo ci saranno ancora loro, vedremo se manterranno fede a quanto detto in tutti questi anni sui provvedimenti degli avversari da giudicare di volta in volta e badando al merito». E sullo stesso tema hanno aggiunto che «scoprire dalla viva voce del neo Ministro del Lavoro Luigi Di Maio che il tanto sbandierato reddito di cittadinanza altro non è che la minestra riscaldata dei lavori socialmente utili, ha lasciato l’amaro in bocca a tanti, e dunque prima di buttare alle ortiche una misura come il Rei è necessario interrogarsi su cosa sia effettivamente meglio per le famiglie».
Le domande presentate finora a Verona sono state 470: dopo i controlli, che vengono effettuati dall’Inps, solo 41 sono state respinte mentre delle 174 domande fino ad oggi definitivamente accolte a Verona, 118 riguardano cittadini italiani e 56 cittadini stranieri di cui 7 di provenienza Ue.
Ben 103 domande sono state motivate dalla presenza di un disoccupato ultra 55enne all’interno di una famiglia a basso reddito, 74 dalla presenza di un minore, 11 dalla presenza di un disabile e 2 dalla presenza di una donna in gravidanza.