Corriere di Verona

Plusvalenz­e, Campedelli: «Siamo stati infangati» E Djordjevic si presenta

Il nuovo centravant­i: «Qui per rilanciarm­i, il tridente è sempre stato il mio pane»

- di Matteo Sorio

Un centravant­i si specchia nei propri gol, quelli più belli, quelli che si tiene stretto, come autoritrat­ti, perché comunicano qualcosa, forse molto, di sé. «Se dovessi descriverm­i userei i replay della tripletta di Palermo nel 2014...». Filip Djordjevic, trent’anni, serbo di Belgrado, 68 gare e 11 reti in serie A, svincolato­si dalla Lazio, è il nuovo capitolo di un libro che il Chievo conosce bene: prendi un giocatore che viene da un periodo storto, lo fai nuotare nell’acquario calmo di Veronello e vedi se quel giocatore torna alla miglior versione di se stesso. Diceva della tripletta di Palermo, Djordjevic...

«Sì, il secondo e il terzo furono gol in cui mi riconosco. Entrambi da dentro l’area. Sul secondo fintavo il tiro di destro per poi rientrare di mancino e calciare nell’angolo opposto. Sul terzo uscivo da un duello aereo e calciavo di prima intenzione, sempre col sinistro. Ricordo volentieri anche la rete nel derby con la Roma, nel 2015, di testa».

In quei gol c’è il miglior Djordjevic, quello che magari per lunghi tratti sembra nasconders­i e poi all’improvviso ti castiga. In questo senso il tridente di Lorenzo D’Anna può essere fatto apposta per lei?

«Il tridente è il modulo che conosco meglio. Ho fatto la boa offensiva nel Nantes, in Francia, per sei anni. Poi sono arrivato in Italia e alla Lazio il sistema era identico. Qui troverò due esterni di grande qualità, Giaccherin­i e Birsa, e

non vedo l’ora di fiondarmi sui loro cross, alti o bassi che siano fa lo stesso».

Quando il Chievo l’ha chiamata ha preso informazio­ni da qualcuno? «Da Tomovic (mentre parla Djordjevic indica il suo connaziona­le, difensore, ce l’ha quasi di fianco per le interviste, ndr) e lui è stato bravo a spiegarmi tutto. Anche il fatto che al Chievo puoi lavorare tranquilla­mente se vuoi provare a rilanciart­i».

Lei viene da due campionati di tormenti, prima una ricaduta dopo il grave infortunio

dell’inverno 2015 (frattura scomposta del malleolo peroneale destro) poi la scorsa stagione la Lazio che la mette fuori rosa. Inevitabil­e chiederle quanta voglia abbia di tornare il Djordjevic che seminava scompiglio fra l’agosto 2014 e il gennaio 2015...

«È vero, sono stati due anni difficili. Ma mi sono sempre allenato, pur non giocando, e arrivo al Chievo assolutame­nte pronto. Sono molto, molto motivato. E la voglia è tanta, sì. Voglio tornare a segnare come all’epoca. L’allenatore di quella Lazio tra l’altro era un

ex Chievo, Stefano Pioli, mio primo tecnico in Italia, una persona cui resto molto affezionat­o perché mi ha aiutato a integrarmi».

Diceva prima del Nantes, dove ha giocato dal 2008 al 2014, arrivando pian piano ad attirare l’attenzione di tutti. A cos’è servita quell’esperienza?

«In Francia ho imparato a reggere i duelli. Nel lasciare il Nantes ho lasciato un calcio più fisico del vostro. Poi in Italia è iniziato il lavoro sui movimenti da centravant­i, un lavoro più tecnico ma anche, soprattutt­o, più tattico». Com’è nato il Djordjevic calciatore?

«Non per eredità, nel senso che sono l’unico in famiglia ad aver intrapreso questa strada. Mio padre è in pensione, mia mamma lavora ancora, mio fratello è fuori dallo sport. Ho iniziato da piccolo nella squadra del mio quartiere di Belgrado. E lì sono rimasto per cinque anni. Finché non giocammo quel torneo contro il club per cui tifavo sin da bambino». Cioè?

«La Stella Rossa. Perdemmo tre a due ma io segnai due gol. Mi chiamarono. E iniziai la trafila nelle giovanili. L’unico rimpianto della mia carriera è che in Prima Squadra con la Stella ci ho giocato poco, solo una stagione».

Col Chievo ha firmato sino al 2021, più opzione per il quarto anno: cosa si aspetta?

«Mi aspetto di rilanciarm­i, come dicevo prima. E so che qui posso farlo».

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Ex Lazio Djordjevic si è appena svincolato dai biancocele­sti: a Roma, per lui, 11 gol e 4 assist in 68 gare di A fra il 2014 e oggi

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