Il teologo gay plaude all’outing di Costalunga
Il teologo gay Krzysztof Charamsa plaude a Giuliano Costalunga: «Il suo coming out e matrimonio con il compagno sono un atto ammirevole dal punto di vista umano, cristiano e sacerdotale».
È subito diventata virale la foto dell’abbraccio tra il vescovo Giuseppe Zenti e don Giuliano Costalunga, l’ex parroco di Selva di Progno che ha lasciato l’abito talare per sposare un suo ex collaboratore. Una riconciliazione, arrivata venerdì sera, che non cancella la distanza delle rispettive posizioni, dato che il capo della Chiesa veronese, nel dare la sua versione dei fatti, ha parlato di «danno d’immagine» e di comportamento «non del tutto corretto». La vicenda è ampiamente uscita dai confini veronesi. Del resto, si tratta di un tema che divide l’opinione pubblica, non da ieri. E che ricorda quel «terremoto» che scosse il Vaticano nell’ottobre
del 2015, quando un alto prelato, Krzysztof Charamsa, segretario della commissione teologica internazionale presso la Congregazione per la dottrina della fede, fece un clamoroso coming out. Sospeso a divinis, oggi vive in Spagna.
Charamsa, cosa pensa della vicenda dell’ex sacerdote veronese?
«Il suo coming out e matrimonio con il compagno sono un atto ammirevole dal punto di vista umano, cristiano e sacerdotale: vanno controcorrente e contro la pressione sociale del tempo in cui viviamo. È esattamente il coraggio che manca oggi alla maggioranza dei gay cattolici (preti, religiosi, suore o laici), che con la loguenze ro inerzia e paura mantengono inconsapevolmente l’omofobia della loro Chiesa: sono le vittime che appoggiano i propri persecutori. Chi si libera da quel perverso circolo, come il sacerdote che fa coming
out, è un vincitore».
Si è parlato molto del suo status sacerdotale: a febbraio, Costalunga ha presentato un documento per la riduzione allo stato laicale. «Certo, queste sono conse- giuridiche. Ma il sacerdote che vive la vita matrimoniale e familiare con il proprio compagno rimarrà per sempre sacerdote. Non c’è pena ecclesiale che possa “cancellare” il sacerdozio. Per “spretare” un sacerdote la Chiesa dovrebbe prima cambiare la propria dottrina cattolica. La Chiesa può solo togliere il lavoro a un prete, di solito senza rispetto dei diritti né cristiani né umani, come era nel mio caso. Ma non può “togliere” sacerdozio a nessun sacerdote».
Venerdì il vescovo di Verona è intervenuto per spiegare la situazione, molti sacerdoti e laici si sono detti sconvolti di quanto accaduto.
«Io penso che l’amore è sempre una buona notizia, va accolto, protetto e aiutato. Chi si dice sconvolto, di sconvolgente ha solo la propria ignoranza circa l’orientamento sessuale e l’essenzialità che questa dimensione ricopre nella vita umana e cristiana».