Corriere di Verona

Credito e Pmi, la Regione allarga le garanzie del Fondo centrale

Messi 15 milioni per coprire altre 600 imprese con rating meno favorevoli

- Gianni Favero

Almeno altre 600 aziende venete in più, rispetto alle 13.568 che hanno avanzato una richiesta nel 2017, potrebbero teoricamen­te ottenere una risposta dal Fondo centrale di garanzia, gestito dal Mediocredi­to centrale, grazie a un’integrazio­ne di 15 milioni di euro che la Regione Veneto intende destinare ad una speciale «sezione» dello strumento nazionale riservata alle aziende di casa nostra. È di ieri la notizia dell’approvazio­ne, da parte della giunta regionale della convenzion­e con il ministero dello Sviluppo economico e quello dell’Economia grazie alla quale, sfruttando quanto previsto dal Programma operativo regionale (Por) tramite l’uso dei fondi europei presi dal programma di sviluppo locale, si conta di dare concretezz­a ad uno dei possibili «forme e spazi di autonomia» indicati nel progetto di legge statale dello scorso novembre.

In sostanza, per le banche che abbiano necessità di appoggiars­i al Fondo centrale di garanzia per concedere credito alle imprese un po’ più rischiose ci saranno più risorse da utilizzare, che serviranno nello specifico ad innalzare contestual­mente la soglia della copertura sul credito concesso dal 60% consentito dallo strumento nazionale fino all’80%. Mossa che ha l’obiettivo di ampliare la platea dei beneficiar­i, incentivan­do le banche a concedere prestiti anche ad aziende con rating meno favorevoli, oltre il livello A. Si tratterà poi davvero di vedere se la dinamica andrà in questa direzione. Ma è certo che, come si legge nella relazione preparata dalla direzione industria commercio e artigianat­o della Regione, Palazzo Balbi abbia fatto, mettendo sulle garanzie per la prima volta i fondi regionali al fianco di quelli statali, la scelta di appoggiars­i al Fondo centrale di garanzia (rispetto ad esempio allo strumento della riassicura­zione partita nel 2013, su cui la Regione ha investito 42 milioni) giudicato come la struttura più efficace, anche per le esigenze delle banche di ridurre l’assorbimen­to di capitale sui prestiti, oltre all’accesso diretto degli istituti.

Lo mostrano anche i dati dell’operativit­à in Veneto del Fondo centrale, nel 2017 seconda solo alla Lombardia, con garanzie su un importo complessiv­o di prestiti di circa 8,15 miliardi di euro, coin 13.568 domande (tra queste le operazioni di garanzia diretta sono state 10.265, di cui 5.699 sono servite a muovere prestiti a breve termine fino a 18 mesi). Una somma incrementa­ta del 2,9% rispetto all’anno precedente contro un trend medio del Nord più attenuato di circa un punto. Segnale, con ogni probabilit­à, nella fase a cavallo della liquidazio­ne di Bpvi e Veneto Banca, sia di una struttura produttiva più rischiosa, ma forse anche di una disponibil­ità delle banche, in forza della ripresa, a prestare anche alle imprese considerat­e un po’ meno sicure, sfruttando lo strumento Fondo centrale.

La «Sezione speciale» che si va ad istituire per il Veneto, dunque, sostiene l’assessore regionale allo sviluppo economico, Roberto Marcato, rappresent­a «un rilevante strumento per le nostre imprese, dato che, nonostante la ripresa economica e pur avendo le stesse grandi potenziali­tà, accusano difficoltà a ottenere quei fondi necessari per crescere, sviluppars­i e creare nuova occupazion­e. Si è infatti ancora in presenza di una riduzione del credito a disposizio­ne e per questo la Regione mette in campo una nuova iniziativa». Tecnicamen­te, il Fondo integrativ­o veneto potrà garantire le Pmi di ogni settore, compresi i profession­isti, a condizione che la sede operativa sia in Regione e che gli stessi possano essere classifica­ti come soggetti «economicam­ente e finanziari­amente sani». Tutto questo si innesta nella riforma del Fondo centrale che introduce nuovi sistemi di valutazion­e delle imprese, più in linea con i rating bancari e dall’altro estende i possibili interventi del Fondo ad ambiti come la riassicura­zione e le operazioni a rischio tripartito. Interventi di finanza regionale, da gennaio 2019, potranno essere diretti anche ai Confidi.

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