Crisi aziendali dimezzate in un anno
Crisi aziendali dimezzate, meno accordi sindacali, meno licenziamenti e meno ammortizzatori sociali, perché il contingente di chi rimane senza lavoro si assottiglia. Pure se dire che tutto si sta muovendo per il meglio sarebbe un errore perché, per usare le espressioni di Elena Donazzan, assessore regionale veneto alle politiche del lavoro, «la patologia ha cambiato pelle e noi dobbiamo continuamente adattarci ai diversi sintomi».
I numeri forniti da Veneto Lavoro aggiornati al primo trimestre, comunque sia, parlano chiaro. Fra aprile 2017 e marzo 2018 le aperture di stati di crisi sono state il 51% in meno rispetto all’«anno mobile» precedente e grosso modo della stessa portata sono state le diminuzioni di ore di Cassa integrazione autorizzate nelle sue varie forme ed i licenziamenti. Facendo i conti, dal 1. gennaio 2017 al 31 marzo 2018 le aziende che hanno dichiarato la crisi, in Veneto, sono state 593, con una prevalenza nella metalmeccanica (140), nel «Made in Italy» (127), intendendo con questo l’universo della moda, e dei servizi (90). Vicenza e Treviso, con 86 ed 83 casi rispettivamente, sono le province più coinvolte mentre le forme sociali che hanno presentato maggiore fragilità sono state le Spa (256) e le Srl (241). Non sorprende, dunque, se una sommaria analisi per numero di addetti pone in rilievo come a patire di più, nei cinque trimestri analizzati, siano state le realtà con più di 15 addetti (346) rispetto alle 247 del segmento inferiore. Nel primo trimestre 2018 poi, rispetto a un anno fa, le nuove aziende in crisi sono scese da 72 a 44e i lavoratori coinvolti da 1.566 a 1.261.
Il dato nuovo, perciò, rispetto alle fotografie degli anni scorsi, è forse questo. A cadere per le avversità del mercato non sono più tanto le realtà minori e meno strutturate. «La Regione – ricorda Donazzan - ha seguito fin dal primo giorno della crisi le aziende in difficoltà, strutturando una unità regionale di supporto. Però adesso la crisi si è trasformata e non ha certo smesso di colpire il nostro tessuto».
Il report di Veneto Lavoro evidenzia numeri in calo anche per gli accordi tra le parti sociali per la gestione delle procedure di crisi e il ricorso alla cassa integrazione straordinaria (-6% rispetto al primo trimestre 2017 e -55% su base annua). Una lettura dello scenario attraverso i dati dei licenziamenti vede, nel primo trimestre di quest’anno, un valore di 8 mila unità, contro gli 8.900 dello stesso periodo dello scorso anno. Una tendenza che dovrebbe portare la somma di fine anno ben al di sotto dei 35.400 dell’intero 2017, cifra che, è bene ricordarlo, va confrontata con il picco di oltre 55 mila del 2009. Degli 8 mila licenziamenti di inizio anno, 5.600 sono classificati come individuali e per ragioni economiche mentre solo 700 sono collettivi. Dati, questi ultimi, comunque confortanti se messi a confronto con i 14.400 del 2013 e i 18.200 licenziati del 2014.