Borgo Roma e Basso Acquar tra i punti neri del degrado
Storia di quartieri difficili e di sindaci in trincea: «Fate una retata pure qui»
C’è la palazzina abbandonata, divorata dalle erbacce. La strada buia, con la carreggiata larga e i marciapiedi nascosti da barricate di cassonetti. Ci sono i capannelli di spacciatori che si affacciano dalle vie laterali, compatti ma attenti come sentinelle. Tessere di un mosaico che si forma quasi uguale in ogni grande città e che se a Venezia compone la panoramica di via Piave, a Padova restituisce via Anelli, a Verona Borgo Roma, a Vicenza Campo Marzo, a Treviso piazza Giustinian. Ogni capoluogo ha il suo «Bronx», che quasi sempre coincide con l’area ferroviaria e molto spesso è replicato poco distante, dove qualche vecchio stabile in disuso offre ancora miglior rifugio. Ma il legame con la piazza dello spaccio di Mestre non è solo ideale: la droga è sempre la stessa, i corrieri dell’eroina spesso sorpresi nel tragitto che dal Veneziano rifornisce le altre città.
A Padova degrado fa rima con Serenissima, il complesso che da oltre dieci anni è una ferita aperta nel tessuto urbano. In quei sei palazzi verdi e rossi che dominano via Anelli si era formato un
Polato (Verona) Risorse metropolitane anche alle città più frequentate
Rucco (Vicenza) Pochi poteri ai sindaci, servono linee chiare d’intervento
villaggio abusivo di stranieri, malviventi, sbandati. E spacciatori. L’amministrazione di Giustina Destro, nei primi Duemila, cercò di risolvere il problema impiegando gli occupanti; nel 2006 la giunta di Flavio Zanonato tentò un’altra strada: alzò un muro per separare gli spazi degradati dagli altri condomini, poi, nel 2007, fece scattare lo sgombero, un’intera giornata di guerriglia. Oggi il Serenissima è destinato a trasformarsi in questura, un contrappasso che però non si concretizzerà prima di sei anni, di qualche esproprio e di tanti interventi di sfalcio e riqualificazione. E intanto il problema si allarga, coinvolge i dintorni della stazione e arriva fino a piazza Duomo, dove da qualche mese residenti e commercianti raccontano una «terra di nessuno», i pusher unici padroni. «Abbiamo pronto il raddoppio delle telecamere che, a regime, saranno oltre 600 assicura il sindaco Sergio Giordani - Stiamo anche raddoppiando le unità cinofile della polizia locale. Poi c’è la prevenzione: pensiamo a corsi nelle scuole. Lo spaccio è una piaga perché esiste un forte consumo».
Verona negli anni Ottanta era schiacciata dal giogo dell’eroina e oggi l’ombra della droga si allunga ancora sulla città dell’Arena, i residenti di Borgo Roma che scoprono siringhe usate agli angoli dei marciapiede, sui muretti di cemento, tra l’erba delle aiuole. Ma lo spaccio e l’abusivismo sono questione quotidiana anche in via Basso Acquar, dove un’ex concessionaria si era trasformata in ricovero per clandestini, nei giardini di piazzale Porta Vescovo, in tutta l’area circostante la stazione. Anche qui il sindaco, Federico Sboarina, ha scelto il pugno di ferro, promettendo controlli quotidiani. «Stiamo lavorando nella stessa direzione di Mestre – spiega l’assessore alla Sicurezza Daniele Polato - Dobbiamo far capire ai pusher che non ci sono zone franche. L’unica differenza fra noi e Venezia è che le città metropolitane hanno maggiori risorse, poterle estendere anche a città fortemente frequentate come la nostra sarebbe già molto».
Da almeno un anno, a Vicenza, l’attenzione delle forze dell’ordine – affiancate dall’esercito – è concentrata su Campo Marzo, dove la droga si accompagna a rapine e violenze: i cipressi bruciati, le risse, le morti per overdose hanno monopolizzato la recente campagna elettorale e oggi il sindaco Francesco Rucco è costretto ad ammettere come «il mercato dell’eroina stia tornando in maniera prepotente, si vedono persone “bucarsi” in pieno giorno. Come amministratori abbiamo pochi poteri – incalza - il governo dovrebbe fornire linee di intervento alle questure locali. L’esercito è un deterrente, ma servono i cani antidroga della polizia per sequestrare più materiale possibile».
Neppure la piccola e sicura Treviso si può dire tranquilla: nella «zona rossa» compresa tra porta Altinia, piazza Giustinian Recanati e il quadrante di via Roma, fra i giardini della stazione e quelli di piazza Sant’Andrea, da tempo si effettuano controlli a tappeto e si installano telecamere, eppure la droga continua a venire depositata nelle fioriere, dove i clienti la recuperano e la sostituiscono con le banconote. «Le scorse settimane abbiamo effettuato blitz nelle zone a rischio, sempre contro la mafia nigeriana - conferma il sindaco Mario Conte - I nostri provvedimenti esulano da Mestre, ma anche il nostro obiettivo è quello di fermare il traffico in città. Se necessario aumenteremo il controllo».