Corriere di Verona

Passeggini e famiglie Via Piave risorge Il parroco: «Sta a noi impedire che cambi»

- Gloria Bertasi

«Che bello posso passeggiar­e, senza paura». Angelo ha 80 anni e mentre esce dal portone di casa gli occhi sorridono vispi come quelli di un bambino a cui la mamma ha comperato il gelato. «Non ci sono spacciator­i», ride. Ieri mattina, via Trento, via Monte San Michele e via Piave non erano più il «Bronx» di Mestre, agli angoli delle strade non c’erano vedette a controllar­e che non arrivasse la polizia e di spacciator­i nemmeno l’ombra.

Al loro posto, pensionati, genitori con i figli e turisti che si godevano il quartiere prima di andare a Venezia. «Oggi (ieri, ndr) il via vai è stato continuo - dice don Mirco Pasini, parroco di Santa Maria di Lourdes - una signora ci ha ringraziat­o perché abbiamo fatto il nostro dovere». Martedì alle 17, quando l’operazione di polizia stava volgendo al termine, don Pasini ha suonato a festa le campane. «Un’altra alla messa delle 18 mi ha detto: “Sono qui perché posso tornare a casa senza timore”». A chi ieri si è ripreso le strade, sentendosi in un quartiere normale, il parroco lancia un messaggio: «Sta a noi impedire che torni come prima».

All’ora di pranzo, una mamma bangladese, in abiti dai colori sgargianti, ammirava i poliziotti: «Ci hanno liberato dalla brutta gente». Vigili e polizia pattugliav­ano la zona, a partire da via Monte San Michele, cuore dello spaccio dove ieri la camionetta non si è mai spostata. «Qui ci sono tanti miei connaziona­li che si comportano male, è terribile», racconta Francisca Igbinosun, nigeriana naturalizz­ata italiana, titolare del «Boutique cosmetic store» vicino al minimarket chiuso dalla Questura. «Per loro sono un nemico, li ho sempre cacciati continua - io mi sento italiana, finalmente voto e pretendo che chi arriva rispetti la legge». Francisca non disdegna la Lega: «Il ministro Salvini dice alcune cose sbagliate, come quando se la prende con tutti gli stranieri senza distinzion­e. Ma anche cose giuste: chi arriva si deve comportare bene altrimenti va cacciato». Non distante dalla Boutique, in via Trento, ieri i vigili hanno iniziato i controlli a tappeto in negozi, hotel e pubblici esercizi e proseguira­nno anche oggi. Per mesi, la municipale ha mantenuto il riserbo sull’inchiesta e ieri il comandante Marco Agostini ha preso parola nei gruppi Facebook di Mestre: «Gioiamo con la Polizia di Stato per il lavoro svolto, ripaga anche noi per il fatto che abbiamo dovuto astenerci dall’intervenir­e si legge - per non interferir­e con le indagini, senza poterlo spiegare a chi ci chiedeva di agire».

I fermi e gli arresti hanno liberato la zona ma, sottolinea il procurator­e Bruno Checchi, «il problema dello spaccio non si risolve con questo intervento, è una questione sociale, va affrontata con interventi ad ampio raggio». Che il problema non sia risolto in via definitiva, lo sanno tutti. «Ci speriamo ma temiamo che tornino», dicono i negozianti del quartiere, dal barbiere di piazzetta San Francesco, famoso per le sue foto dei pugili, passando per le bici di Breda, Squillante (articoli militari) e il ristorante La Tana di Obelix. «Vorrei mettere tavolini e sedie qua fuori, aspetto però», dice Pasquale Caiazzo, il titolare. «Ora andrebbe sistemata la stazione», suggerisce Marco Cecchinato Tura, hotel Bologna.

Il presidente della Municipali­tà di Marghera Gianfranco Bettin: «Bisogna essere grati a procura e questura, solo l’arresto della banda di Keke Pan (noto come boss di via Piave, ndr) è paragonabi­le a questa operazione. Ora vanno potenziati i servizi di Riduzione del danno contro le dipendenze». Lo chiedono in tanti. «Serve un rilancio delle politiche sociali», dice Daniele Giordano (Cgil). «Non si abbassi più la guardia», sottolinea­no i parlamenta­ri dem Andrea Ferrazzi e Nicola Pellicani.

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Ringraziam­enti Il cartello comparso ieri a Mestre, con il quale i residenti ringrazian­o le forze dell’ordine

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