Benetton, negozi e siti chiusi Il figlio: «Persona seria e onesta»
Domani l’addio a Carlo. Il ricordo di Marchi: «Parte della mia vita»
«Mio padre era una bella persona, onesta, seria, che rispettava il prossimo. Tutte le persone che l’hanno conosciuto lo ricorderanno come un uomo sincero, che amava quello che faceva. Era un perfezionista, dava il massimo. E nei casi in cui perdeva la pazienza lo faceva sempre da signore con le persone che aveva accanto». Così Massimo Benetton ricorda il padre Carlo. E lo fa anche a nome degli altri fratelli Andrea, Christian e Leone. È il ricordo familiare e intimo del più giovane dei quattro «capitani d’industria». Il primo ad andarsene dopo una malattia che non gli ha dato scampo «Mi ha dato molto, - racconta Massimo -. Ricordo molti momenti con mio padre, ma in particolare come affrontava ogni situazione, come andava a fondo e voleva arrivare a risolvere ogni questione. Amava la natura, aveva trascorso parte della sua vita in Argentina a seguire le proprietà terriere».
Uno, Carlo, che sapeva farsi voler bene dai familiari, ma anche dagli amici e dagli altri imprenditori. Come Enrico Marchi. Ricordo significativo, il suo, visti come i rapporti tra le due famiglie imprenditoriali si siano fatti, nel tempo, da stretti a burrascosi, fino alla Atlantia di Edizione giunta l’altr’anno a insidiare la Save controllata da Marchi. Eppure in questo momento c’è anche spazio come in passato in comune ci sia stato anche un pianerottolo nello stesso condominio di Cortina dove le famiglie Marchi e Benetton, mezzo secolo fa, avevano acquistato pressoché in contemporanea i loro appartamenti. Vacanze, sport, figli e generazioni sullo scenario delle Dolomiti. Gli affari, quando per ragioni diverse sono diventati spigolosi rendendo ruvide le posizioni, non hanno intaccato le relazioni personali. Le sfere professionali sono sempre venute dopo. Enrico Marchi lo garantisce. Oggi è il patron di Finanziaria Internazionale e di quella Save diventata due anni fa incandescente sotto lo sguardo all’apparenza molto interessato della Atlantia della famiglia di Ponzano, che aveva mollato la presa solo con l’Opa lanciata da Marchi.
«Ma abbiamo continuato a vederci tranquillamente, evitando con attenzione di parlare di lavoro», assicura quest’ultimo. «Carlo, poi, era quello che meno aveva a che fare con simili argomenti. Nei dialoghi c’era la nostra comune passione per la montagna, per il fondo, per i trekking in luoghi sorprendenti come la Finlandia». «In queste ore ci siamo sentiti con i fratelli e ho espresso loro la mia vera commozione. Carlo – prosegue Marchi - era parte della famiglia Benetton e la famiglia Benetton è parte della mia vita. Per la stessa ragione è un mio bisogno partecipare, domani, al suo funerale».
Un pensiero a Carlo arriva anche da Gianni Mion, figura per decenni vista come il quinto uomo del quartetto dato il suo servizio ai piani più alti del management. «Rispetto agli altri – sottolinea – Carlo ha sempre seguito la parte industriale che come sempre, è la meno visibile. Eravamo quasi coetanei, aveva appena qualche mese meno di me. È una cosa che colpisce, mi spiace moltissimo».
L’evento della scomparsa di Carlo Benetton, intanto, ha assunto ieri una sua duplice declinazione. La prima è l’apertura della camera ardente, nella residenza di Villa Rosa, alle porte di Treviso, in una forma rigidamente riservata. La seconda riguarda le scelte assunte per il funerale, domani, alle 10, nel duomo cittadino. Giorno in cui si fermeranno gli stabilimenti produttivi di Benetton Group di Castrette di Villorba e di Olimpias, a Ponzano Veneto, oltre che quelle del quartier generale di Villa Minelli, sempre a Ponzano e gli uffici di Edizione. Contemporaneamente è stato scelto di chiudere, dalle 10 alle 12, i tre negozi del gruppo operativi in città, più un quarto, a Cortina d’Ampezzo. Ma il segnale di lutto toccherà anche tutti i punti vendita retail della Penisola. Nello stesso arco di tempo, nonostante la prosecuzione della consueta attività, la musica normalmente diffusa nei locali sarà spenta.