Non erano un gruppo eversivo finisce l’incubo per 45 venetisti
Sentenza Tanko Tutti assolti dall’accusa più grave
«L’Alleanza» non era un’associazione con finalità eversive. Ieri il giudice di Rovigo ha assolto da questa accusa - la più grave - tutti e 45 i venetisti finiti nella maxi inchiesta dell’aprile 2014. Rinviati a giudizio i quindici (dieci dei quali veneti) che costruirono il Tanko-2.
Il giudice di Rovigo assolve trenta imputati. A gennaio in aula solo i quindici che ebbero un ruolo nella costruzione dell’«arma da guerra»
Quindici rinvii a giudizio ma solo per la detenzione e fabbricazione di un’arma da guerra, il cosiddetto Tanko-2, con processo che inizia il 19 gennaio a Rovigo davanti al collegio. Poi trenta assoluzioni, perche il fatto non sussiste, per l’accusa di aver dato vita all’associazione «L’Alleanza» che avrebbe avuti fini sovversivi.
Tra gli assolti, nomi illustri dell’indipendentismo veneto come il trevigiano Franco Rocchetta, ex sottosegretario agli Esteri nel primo governo Berlusconi del 1994, e l’ex leader veronese del movimento dei «Forconi» Lucio Chiavegato. Vanno invece a processo per la costruzione del Tanko - tra gli altri - i padovani Luigi Faccia e Flavio Contin, due degli otto Serenissimi che il 9 maggio 1997 giunsero a Venezia in tuta mimetica armati di un residuato bellico della seconda guerra mondiale funzionante e che poi assaltarono il campanile di piazza San Marco.
Si è chiusa così, ieri a Rovigo, l’udienza preliminare a 45 «venetisti». Dei quindici rinviati a giudizio dal giudice Alessandra Martinelli, dieci i veneti: il rodigino Marco Ferro; i veronesi Luca Vangelista, Antonio e Monica Emanuela Zago, Tiziano Lanza, Andrea Meneghelli e Corrado Turco; i padovani Flavio Contin, Severino Contin e Massimo Luigi Faccia; e il trevigiano Sergio Bortotto.
Un esito che sembra ribaltare quasi totalmente l’impostazione della Procura di Brescia che ha indagato sull’indipen- dentismo veneto e lombardo ipotizzando la nascita di un’organizzazione segreta («l’Alleanza», appunto) che aveva fini eversivi. Nell’aprile 2014 scattarono 24 arresti: nella rete dei carabinieri finirono militanti e teorici del venetismo, tra i quali spiccavano proprio l’ex parlamentare e fondatore della Liga Veneta Franco Rocchetta e gli ex Serenissimi Luigi Faccia e Flavio Contin.
Secondo la procura bresciana le persone arrestate facevano parte di «un gruppo riconducibile a diverse ideologie di tipo secessionista che aveva progettato iniziative anche violente finalizzate a sollecitare l’indipendenza del Veneto e di altre parti del territorio nazionale». Un’inchiesta che aveva fatto molto discutere per la pesantissima accusa di associazione eversiva dell’ordinamento dello Stato, ma che poi si è sfilacciata col passare del tempo.
Alla prima udienza a Brescia dello scorso ottobre c’è stato un colpo di scena. Il collegio giudicante aveva dato ragione alle istanze degli avvocati difensori, spedendo tutto a Rovigo. La chiusura indagini della procura veneta ha ridimensionato ad associazione sovversiva la contestazione nei confronti dei militanti dell’associazione «L’Alleanza». Un’accusa che ieri non ha retto al vaglio dell’udienza preliminare portando a trenta assoluzioni.
I fatti di cui si parlerà al processo che - inizia a Rovigo il prossimo gennaio - risalgono all’aprile di quattro anni fa quando il «tanko» che doveva servire a un’azione eclatante a Venezia in piazza San Marco sulla falsariga di quella del maggio 1997, venne trovato in un capannone a Casale di Scodosia (Padova). Assieme alla ruspa Fiat vennero sequestrati due cannoncini che, per l’Accusa, andavano montati sul tanko e oltre 170 biglie di metallo fatte a mano trovate nell’ambito dell’inchiesta. Una prova di sparo eseguita nel 2015 con entrambi i cannoncini aveva danneggiato ma non rotto un vetro blindato, portando i consulenti del giudice per le indagini preliminari a non considerarli armi da guerra. La procura rodigina ha comunque tirato dritto continuando a contestare la detenzione e fabbricazione di questo tipo di armi.
Molto soddisfatti i legali difensori, come Luca Azzano Cantarutti e Luca Pavanetto: «Finalmente ha vinto il principio che non si processano le idee».