«Spumante in Alta Valpolicella? Yes, we can»
Il «Bataj» e la sfida vinta da Pietro Mazzi, ingegnere-vignaiolo di Molina
Spumante in Alta Valpolicella. Quello che pare un ossimoro, sopra le cascate di Molina diventa una realtà ed è la realtà del «Bataj», che si chiama così perché quello era il nome, antico, della corte dove c’era, e c’è, il terreno che il trentatreenne veronese Pietro Mazzi, ingegnere/vignaiolo, ha visto passare «dalla nonna a mio padre e da mio padre a me, “in affitto”». «Bataj», dunque, cioè lo spumante con cui da quel terreno rinascono uve autoctone del passato in parte dimenticate, vedi Corvina, Corvinone, Rondinella, Terodola e Negretta.
L’azienda è la «Mazzi e Molina» (un tempo la corte ospitava segheria, mugnaio, fabbro, lavoratori della lana), la vendemmia è quella dell’estate scorsa e adesso la bottiglia è realtà. Racconta Mazzi: «Ho sempre avuto il desiderio di rivalorizzare il terreno di Molina. Quindi ho avuto la fortuna d’incontrare un esperto di vino, Alberto Quintarelli. E seguendo il suo consiglio abbiamo iniziato quest’esperimento dello spumante. Un po’ perché è un vino che va di moda, piace. Un po’ perché l’altitudine (Molina è oltre 500 metri sul livello del mare, ndr) e le analisi fatte dimostravano che i vigneti si prestavano, specialmente in termini di acidità dell’uva. Dalla vendemmia dell’anno scorso, così, nasce “Bataj”, spumante prodotto con metodo Martinotti. Per l’anno prossimo sperimenterò anche il metodo classico». Mazzi, come detto, è ingegnerevignaiolo. «Mi sono laureato a Padova in ingegneria chimica e lavoro per un’azienda di Rovereto. Sono part-time, in un certo senso: due giorni a settimana da ingegnere, gli altri cinque, domenica compresa, nel vigneto».
Una scommessa, dunque. Nata, anche, dalle tesi di laurea in Scienze e tecnologie viticole ed enologiche dell’università di Verona discusse da Eugenio Campara e Sandro Galvani, nel 2009, sotto guida e impulso del professor Maurizio Boselli. Oggetto delle tesi, identificazione e recupero dei vitigni Negretta e Terodola ritrovati proprio nel territorio di Molina. Parliamo della frazione di Fumane, antico borgo, famoso anche e soprattutto per il Parco delle Cascate. È lì che le uve a bacca rossa ora sono vinificati in bianco per ricavarci lo spumante. Possibile, oh yes.