Sulla sponda veronese la meta è lontana «Solo studi preliminari»
Un’eco senza precedenti. Alcuni VERONA video, messi in circolazione sui social da testate internazionali, hanno superato il milione di visualizzazioni. Abbastanza da creare un certo hype, come si dice in gergo, una certa aspettativa tra i turisti di tutto il Garda. Anche quelli che hanno scelto, come luogo delle vacanze, una località molto lontana dalla bresciana Limone. In questi giorni, sul lago, nei punti di informazioni turistici, così come tra i gestori di bike rental non si sente chiedere d’altro: «Come si fa ad arrivare alla nuova ciclabile?». La curiosità è tanta, segno anche che le ciclabili possono essere un’occasione ghiotta per gli operatori del settore. Ma c’è anche il timore, tra chi vive di turismo sulla sponda veronese, che il tratto di ciclabile inaugurato ieri sull’altro lato del Benaco, si riveli una delusione. Per diversi motivi: il primo è che il tratto è molto corto (e lontano), il secondo è legato principalmente ai tempi necessari per lo sviluppo dell’Anello del Garda, l’ambizioso progetto che dovrebbe consentire, in futuro, di circumnavigare il lago pedalando. Tra le voci critiche c’è quella della Fiab, la federazione degli amici della bicicletta. «Purtroppo, con l’Anello siamo solo ad una fase preliminare – spiega Corrado Maraston, presidente di Fiab Verona – per il settore veronese siamo solo allo studio di fattibilità, non è nemmeno stato deciso il tracciato. Questo significa che ci sarà ancora molto da aspettare, e che nel frattempo il tratto realizzato a Limone, anche se verrà allungato a partire dall’autunno, resterà incastrato tra due strade non provviste di ciclabile. Il rischio è che diventi un posto da andare a vedere, senza le reali utilità di una pista, e che pertanto si riempia di gente che staziona, piuttosto di usare quel tratto per andare da un punto all’altro. Insomma, al momento si tratta di uno specchietto per le allodole».
Per quanto riguarda il Garda veronese, il primo tratto a venir realizzato dovrebbe essere quello tra Torbole e Malcesine. Con diverse difficoltà: è anche quello più montuoso, con diverse aree protette. Ci sarà anche da mettere d’accordo la Provincia autonoma di Trento e la Regione Veneto su un progetto condiviso. E il basso lago? Lì le piste ciclabili ci sono già, ma hanno un problema. «C’è grande discontinuità – afferma Marastoni – ogni Comune si è organizzato come credeva, il risultato è che non sono collegate, sono tutte diverse e hanno molte interruzioni. E non c’è stata una progettazione che inibisse o almeno limitasse l’accesso dei pedoni. Il risultato: molte aree ciclabili sono invase, in alcuni tratti c’è gente che si sdraia con un asciugamano o il lettino. Speriamo almeno che il nuovo governo confermi gli investimenti al Sistema nazionale delle ciclovie turistiche, che interessa la provincia di Verona non solo per il Garda, ma anche per la ciclabile del Sole. Senza quelle risorse, l’Anello del lago non avrebbe futuro».
Nel basso lago le piste ci sono, ma è un caos: spesso non sono collegate e bisogna condividerle con pedoni e perfino bagnanti