Business montano: al rifugio Branchetto c’è «l’autogestione»
Gestire un intero rifugio da cinquanta posti letto con ristorante annesso come fosse casa propria? Dal 22 luglio sarà possibile. Il rifugio Branchetto in alta Lessinia, da quindici anni di proprietà di Cristian Avesani e Rosalba Boscaini, tra qualche giorno aprirà i battenti per tutti coloro che vorranno usufruire interamente di una location immersa nel verde incontaminato.
La formula è semplice: i titolari lasceranno le chiavi delle dodici camere con bagno privato, la camerata da diciotto posti, la cucina e la sala da pranzo a disposizione di privati, enti o associazioni che vorranno fruirne per un minimo di venticinque persone e una durata variabile da un giorno a un mese, a patto di ritrovarle pulite e intonse come le hanno consegnate. Sono esclusi dal pacchetto gli asciugamani e la biancheria, che bisognerà ricordarsi d’infilare in valigia. Il prezzo oscillerà a seconda della stagionalità: 10 euro a testa d’estate e 15 euro d’inverno, per trasferirsi nel cuore del parco naturale, di fronte a prati sterminati, pascoli e dolci pendii.
«L’idea dell’autogestione risale allo scorso anno – racconta Rosalba – ma siamo riusciti a metterla in pratica e a stilare il regolamento da far firmare agli ospiti solo adesso. Mi è venuta l’ispirazione pensando alle colonie estive dei ragazzi, alle gite e alle escursioni degli scout. Se possono farlo loro, perché non ampliare l’offerta agli adulti, alle famiglie, a gruppi di amici o a colleghi in trasferta per le occasioni più disparate? Finora abbiamo concesso l’uso degli spazi solo quattro volte, per feste private ed eventi aziendali. Tutto merito del passaparola! Da domenica prossima e fino a fine settembre, però, diventerà la regola. Quando il rifugio non sarà occupato, resterà valida l’offerta di bed & breakfast e ristorazione nel weekend e per la settimana di ferragosto».
Boscaini Ci siamo ispirati alle colonie estive dei ragazzi. Se possono farlo loro, possono farlo anche gli adulti
Un nuovo modo di affrontare il business familiare, che va ad aggiungersi al bar «Made in Lessinia» aperto dai coniugi quattro anni fa. «La Lessinia non è solo una zona geografica, ma è un patrimonio di colori, sapori e profumi – continua la titolare –. Quando ci siamo spostati in città, ci siamo portati dietro l’enogastronomia locale: le lasagne con Monte Veronese, la pasta fresca con radicchio e pancetta o con provola e speck cotto, gli gnocchi cimbri, la soppressa, i taglieri di salumi e formaggi tipici, il carré di maiale affumicato, il roast beef, la carne salà, le nostre verdure a km 0 e i dolci fatti in casa, anche senza glutine e senza lattosio».
Tutto quello che si trova abitualmente in località Branchetto, a Bosco Chiesanuova, è anche quello che si può assaggiare in via Gian Matteo Giberti a Verona.
«È un vero peccato che la Lessinia sia così poco conosciuta, anche dagli stessi veronesi, perché è la meta perfetta per chi vuole rilassarsi e cambiare aria, per gli sportivi che amano fare trekking nella natura con tutta la famiglia, andare a cavallo o in mountain bike. D’inverno bisogna aggiungere alla lista di cose da fare anche le ciaspolate, lo sci di fondo e d’alpinismo».