Punti nascita, Lega e M5S in pressing sul ministro, che apre: «Deroghe possibili»
Manovra a tenaglia del Movimento Cinque Stelle e della Lega (i partiti di Governo, sicché il pressing dovrebbe funzionare) sul ministro della Sanità Giulia Grillo, a cui viene chiesto di rivedere la chiusura dei punti nascita di Adria, Valdagno e Piove di Sacco. Uno spiraglio si sarebbe aperto: sia Grillo (ministro M5S) che Maurizio Fugatti (sottosegretario Lega) si sarebbero detti disponibili a vagliare una richiesta di deroga da parte della Regione, purché siano garantiti gli standard minimi di sicurezza.
A muoversi per primo, in mattinata, era stato il M5S che con il capogruppo in Regione Jacopo Berti e il senatore Giovanni Endrizzi ha accompagnato negli uffici di Lungotevere Ripa i sindaci Omar Barbierato (Adria), Giancarlo Acerbi (Valdagno), Davide Gianella (Piove di Sacco), il presidente della conferenza dei sindaci dell’Usl 5 Franco Vitale e Matteo Tegazzini, vicesindaco di Trecenta. Ciascuno di loro ha evidenziato le difficoltà che deriverebbero dalla chiusura dei rispettivi punti nascita, per le difficoltà a raggiungere gli ospedali più lontani (Piove), per il territorio montano (Valdagno), perché l’alta dispersione abitativa (Adria). Il sottosegretario Fugatti, commentano Endrizzi e Berti, «ci ha comunicato che sono in corso delle valutazioni sulle richieste di deroga. Ha espresso grande disponibilità e apertura sulle istanze portate avanti dai sindaci anche in base al calo demografico. Questi punti nascita sono fondamentali per dare un riferimento alle giovani coppie e alle famiglie venete, così si potrà aiutare la ripresa demografica. Ora tocca alla Regione entrare nel merito e inviare a Roma le richieste di deroga assieme ai documenti e garantire il mantenimento dei punti nascita».
La disponibilità di Fugatti e Grillo è confermata anche dalla deputata leghista Arianna Lazzarini, sopraggiunta nel corso dell’incontro: «Si è trattato di un colloquio fattivo, ma va ricordato che quanto sta accadendo è conseguenza delle valutazioni del Comitato Percorso Nascita Nazionale. Ora si sta cercando una soluzione che salvaguardi in primis la sicurezza delle partorienti e poi i servizi territoriali in un momento in cui la natalità è più bassa. Si è convenuto che è assurdo equiparare un punto nascita da 460 parti, inferiore comunque ai 500 imposti dal decreto Lorenzin, ad uno da 5060 parti, e chiuderli entrambi. Si devono analizzare le caratteristiche di qualità e sicurezza di ogni struttura, e il servizio che possono offrire a mamme e neonati». Anche alla luce della mancanza di medici, che poi secondo la nota diffusa ieri dall’Usl di Padova sarebbe la vera ragione - e non il calo nelle nascite contestato dal decreto Lorenzin - all’origine della chiusura del punto nascita di Piove di Sacco: «C’è una grave carenza di anestesisti e ginecologi che costringe alla temporanea sospensione dell’attività - si legge nella nota - Con 4 ginecologi rispetto agli 8 previsti, e 10 anestesisti su 14, non si può assicurare presso il punto nascita il mantenimento degli standard di sicurezza necessari».
Tant’è, come si diceva, data la disponibilità degli interlocutori di Governo, toccava alla Regione fare la mossa successiva e questa è arrivata a strettissimo giro, solo poche ore dopo l’incontro tra i sindaci e il ministro, con una lettera di Zaia a Grillo (in cui si cita pure Piove di Sacco, sicché non è chiaro a questo punto se il presidio padovano sia o meno un problema imputabile al decreto Lorenzin). Detto che «appare evidente la necessità di garantire la specificità di questi territori, per i quali risulterebbe penalizzante l’assenza di un servizio essenziale di assistenza», nella lettera Zaia illustra le scelte organizzative e programmatorie della Regione «che hanno consentito di garantire elevati livelli di sicurezza», e il modello assistenziale della rete del percorso nascita attiva in Veneto. «Considerata questa articolazione – conclude la lettera - nonché gli standard di sicurezza garantiti anche per i punti nascita con meno di 500 parti, in condizioni orografiche difficili, si chiede che venga mantenuta l’apertura dei punti nascita». Ora non resta che attendere la risposta definitiva del ministro.
Jacopo Berti (M5S) La scelta di tenere aperti i punti nascita è politica, dobbiamo aiutare la ripresa demografica