Corriere di Verona

Debutta «Lussìa», la narrazione dei giochi perduti

La rassegna «Velo Veronese: un paese in scena» compie 25 anni e presenta «Lussìa», con Le Falìe, testo e regia di Anderloni. Sul palcosceni­co 20 attori e attrici del posto. «Parliamo di mistero, poesia, del tempo in cui finiscono le fiabe»

- Sorio

Èteatro paesano, nel senso più puro, vivace, tipico, orgoglioso del termine. Venticinqu­e anni di «Velo Veronese: il paese in scena». Succedeva per la prima volta nel 1993, «La Madona l’à portà la luce», e da allora, sul palco, ci sono saliti oltre trecento abitanti (il paese ne fa oggi circa 800). Le storie di Velo sono le loro e chi meglio, dunque, per farne trasmissio­ne. «Un’esperienza di teatro popolare unica che ha significat­o il risveglio culturale e sociale della comunità e la riscoperta della propria storia. Gli spettacoli de Le Falìe sono tutti ispirati a fatti della storia di Velo e della Lessinia, reinventat­i per il palcosceni­co da Alessandro Anderloni che è autore dei testi e della regia. Un affresco teatrale di vivido realismo, recitato in dialetto e italiano da attori non profession­isti dai tre agli ottant’anni». Così, da Le Falìe, che dopo « La Madona l’à portà la luce» (1993), «Sèra i oci, te conto ’na storia...» (1995), «I colori dell’arcovergin­e» (1998), «La cattolica e l’ardito» (2000), «Gli esulanti dell’8 settembre» (2003), «Scudocroci­ati» (2005), «Diodato (2007)», «Al disertore (2009)», «Toni delle croci» (2012), «Kantata 1813» (2015) e «Belgìca d’amore» (2016), dopo undici episodi insomma toccano adesso il dodicesimo con «Lùssia», spettacolo che al Teatro Orlandi di Velo ci debutta martedì prossimo, per poi replicarvi ad agosto (l’1, 4, 7, 8, 9, 10, 14, 16, 17) e a settembre (il 7 e l’8, prenotazio­ni a lefalie@lefalie.it o al tel. 389/0235858).

Racconta Anderloni: «La storia è nata nel cuore dello scorso inverno quando sulla tavola di casa, mia mamma, la sera del 12 dicembre, ha preparato, come immancabil­e consuetudi­ne, i piatti che

Santa Lucia, la notte, avrebbe riempito di doni. Ho pensato allora a un canto di vent’anni fa che dice “Santa Lucia, pòrteme un caretin” e ho iniziato a scrivere degli anni 60: il tempo in cui ai carrettini di legno si iniziarono a preferire i primi giochi a corrente, i mobili di legno vennero sostituti da quelli di “fòrmica”, le storie dei filò si spensero per accendere la tv. È uno spettacolo sul mistero e la poesia, e sul tempo in cui finiscono le fiabe».

Il tempo dello spettacolo è triplo: tutto ruota intorno al tavolo di una cucina, dove tre generazion­i di bambini e di bambine hanno scritto la lettera a Santa Lucia. Ogni tempo ha la sua lettera, la sua richiesta, i suoi giocattoli. «Ma la trepidazio­ne e il mistero sono sempre gli stessi - spiegano da Le Falìe - In casa, però, c’è tanta voglia di liberarsi delle robe vece, perfino dei puoti che per tradizione si impastano quel giorno. Qualcuno vorrebbe dar via i libri e quelle carte scritte in una strana lingua tedesca, chiamata “cimbro”, che sono conservate, da tempo immemore, in soffitta. C’è un’impellente e irresistib­ile voglia di modernità: i mobili laminati, il frigorifer­o, la lavatrice. E, più di ogni altra cosa, il televisore. Ma dietro l’illusione di essere nuovi e diversi, si va avanti a pensarla come sempre: schei e fioi. E chi non è capace di fare né gli uni né gli altri, sembra essere inutile a questo modello familiare».

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 ??  ?? ReplicheLo spettacolo «Lussìa» andrà in scena anche ad agosto (l’1, 4, 7, 8, 9, 10, 14, 16, 17) e a settembre (il 7 e l’8)
ReplicheLo spettacolo «Lussìa» andrà in scena anche ad agosto (l’1, 4, 7, 8, 9, 10, 14, 16, 17) e a settembre (il 7 e l’8)

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