«Shakespeare in Love» il cinema tradotto in pièce
Romano, debutta la versione italiana con un cane-attore nel cast
Diciannove attori più uno. E quell’uno, in «Shakespeare in Love», l’atteso spettacolo tratto dalla sceneggiatura dell’omonimo film vincitore di sette Oscar (1998, interpreti Gwyneth Paltrow e Joseph Fiennes) è il cane-attore che interpreta il cucciolo prediletto della regina Elisabetta. Nella storia degli adattamenti teatrali di «Shakespeare in Love» non è una novità. Basta spulciare gli archivi per incrociare Barney, ad esempio, il Labradoodle di 6 anni che spopolò in un allestimento londinese del 2014. È una novità, semmai, per i palcoscenici teatrali di Verona. Precedenti? A memoria degli addetti ai lavori, nessuno. Giusto quel gatto nero, se vogliamo restare dalle parti dei pet, che il regista francese Jerome Savary inserì nel cast del «Sogno di una notte di mezza estate» del 1991, salvo poi vederlo scappare per riapparire due giorni in mezzo ai felini randagi che all’epoca abitavano il Romano. Lì, dunque, al Teatro Romano, nell’ambito del 70° Festival Shakespeariano, arriva mercoledì in prima assoluta (ore 21.15, repliche fino a sabato) la versione italiana per il teatro della piéce ispirata al film diretto vent’anni fa dal regista John Madden. Testo di Lee Hall, produzione di Alessandro Longobardi per Officine del Teatro Italiano, regia di Giampiero Solari (con Bruno Fornasari regista associato), traduzione di Edoardo Erba, musiche di Paddy Cunneen, i protagonisti sono Lucia Lavia (Viola De Lesseps / Thomas Kent) e Marco De Gaudio (Will Shakespeare). Spiega Solari nelle note di regia: «Chi ha visto il film, scritto da Marc Norman e Tom Stoppard, certamente ricorderà il racconto di una passionale storia d’amore tra Will Shakespeare e Viola. La vicenda costruisce un parallelo tra la vita di Shakespeare e l’opera “Romeo e Giulietta”. La storia viene immersa, contaminata e aggredita dal mondo eccessivo e vivace dell’epoca Elisabettiana, periodo storico in cui il Teatro Inglese vive il suo momento più alto e produttivo. Quest’ambientazione prosegue Solari - diventa non soltanto fonte di energia e creatività, ma anche di minaccia per questa meravigliosa storia d’amore, minata dalle leggi dell’epoca: sul palcoscenico elisabettiano si mischiano i ruoli interpretati dagli attori e la vita più intima e privata e soprattutto nasce l’amore tra i due protagonisti intrecciato alle regole della corte della Regina».