Corriere di Verona

Riello e il piano per l’Arena «Lo paghiamo noi perché vogliamo il rilancio vero»

Il presidente della Camera di Commercio: ecco perché paghiamo il piano

- di Alessio Corazza

Il presidente Giuseppe Riello spiega perché la Camera di Commercio, ha scelto di pagare il nuovo piano industrial­e della Fondazione Arena. E anche perché ha scelto di farlo redigere da una società esterna: solo qualcuno che viene da fuori può dire «cose scomode, ad esempio suggerendo di tagliare qualcosa».

Riello Aspettiamo un piano che indichi la strada e le soluzioni del rilancio

La Fondazione Arena è ripartita con un nuovo management, voluto dal sindaco Federico Sboarina, dove spicca la figura del direttore operativo Gianfranco De Cesaris. Il nuovo piano industrial­e 2019-2021, tuttavia, lo realizzerà una società esterna. Il bando, pubblicato il 13 luglio e i cui termini per presentare offerte scadono già domani alle 12, lo finanzierà indirettam­ente la Camera di Commercio di Verona. Il presidente Giuseppe Riello ne spiega i perché: «È evidente che come Camera di Commercio siamo rientrati in consiglio per un progetto di rilancio della Fondazione. Rappresent­ando le categorie economiche, sentiamo la necessità che il piano industrial­e non venga dall’interno ma dall’esterno».

Presidente Riello, innanzitut­to perché pagherete voi il nuovo piano?

«Siccome sappiamo i problemi che ha la fondazione da un punto di vista economico e finanziari­o, legati anche al rispetto del piano in regime di legge Bray, abbiamo dato la disponibil­ità a dare un ulteriore contributo, che la Fondazione utilizzerà a questo scopo». Sarà un contributo aggiuntivo di 150 mila euro?

«Quello è il valore del bando, già deliberato dal consiglio di indirizzo, che farà Fondazione. Diciamo che c’è la disponibil­ità ad arrivare fino a quella cifra, anche se trattandos­i di una base d’asta, è probabile si vada al ribasso. Ma quel che importa non è il valore in sé, ma la convinzion­e delle categorie economiche che vada fatto questo passo. Gli ultimi piani sono stati fatti sotto regime commissari­ale, da Carlo Fuortes e Giuliano Polo. Bisogna ricordare che il 31 dicembre usciamo dal regime di legge Bray e si navigherà in mare aperto. Per questo adesso va fatto un vero piano di rilancio».

All’interno della Fondazione Arena non ci sono le profession­alità per redigere un simile piano?

«Non è una questione di profession­alità o capacità . C’è un direttore generale come De Cesaris che sarebbe perfettame­nte in grado di fare un piano industrial­e. Ma non vogliamo che il piano sia influenzat­o dall’ordinario. Quando si vive la quotidiani­tà di un luogo di lavoro, il tuo orto sembra sempre il più bello. È invece importante il fatto che venga che venga qualcuno da fuori, che dia una visione diversa da quella che riusciamo a vedere noi, che dica anche cose scomode, ad esempio suggerendo di tagliare qualcosa».

Di piani ne sono stati fatti molti in passato, spesso disattesi. Perché stavolta dovrebbe essere diverso?

«Dal punto di vista delle categorie economiche, il fatto di essere io entrato in consiglio di indirizzo e di occuparmen­e, assieme ad altri che in passato non c’erano, è un auspicio che possa produrre un risultato positivo. Al bando parteciper­anno società importanti, internazio­nali, che fanno questo lavoro di mestiere. Dovranno produrre un documento che indichi la strada e le soluzioni per il rilancio».

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In platea Spettatori a una recente rappresent­azione in Arena
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