Urbanistica e temi etici: una testa «green» ma con l’anima nera
Una testa «green» con l’anima nera. Dopo oltre un anno di amministrazione Sboarina i risultati prodotti dalla maggioranza ci inducono a questa sintesi «colorata» che, almeno per quel che riguarda l’anima, desta più di una perplessità.
Se le scelte amministrative sono andate tutte nella direzione dello stop alla cementificazione e al proliferare di centri commerciali (cancellando di fatto tutta la programmazione avviata dalla precedente giunta guidata da Flavio Tosi e prestando il fianco a voci di corridoio che vedevano nel consigliere di «Verona in Comune», Michele Bertucco, il vero «ispiratore» di tali provvedimenti), c’è invece la possibilità di inciampare in qualche evento «nostalgico» quando vengono posti al centro del dibattito politico temi di carattere etico.
L’ultimo episodio si è registrato l’altra sera in consiglio comunale, quando in segno di protesta nei confronti di una mozione anti-abortista proposta dal consigliere leghista Alberto Zelger (tra l’altro nemmeno discussa), un gruppo di donne si è vestito con mantello rosso e cuffia bianca, come nella fiction «The Handmaid’s Tale» e per tutta risposta ha ricevuto un saluto romano dall’aula consigliare da parte dell’avvocato Andrea Bacciga, difensore di molti degli ultrà dell’Hellas finiti nei guai, propaggine politica della Curva Sud in consiglio comunale (a Verona accade anche questo...).
Lo stesso Bacciga, come riportato anche dal Corriere di Verona, ha poi negato di aver fatto quel gesto, ma più d’uno assicura di averlo visto. Saluto romano a parte (che, se vero, resta un fatto grave perché avvenuto in aula consigliare e, quindi, in un contesto istituzionale), sono i temi che questa amministrazione tratta come fossero imprescindibili a destare perplessità, pur nel pieno rispetto della contrapposizione democratica che è alla base della vita politica. Mozione anti-aborto (firmata anche dal sindaco Sboarina, come lecito che sia se ne condivide il contenuto, nel quarantennale dell’approvazione della Legge 194); ricorso contro il riconoscimento di un figlio di una coppia gay – con annesso supporto del ministro alla Famiglia, Lorenzo Fontana, ex vicesindaco di Verona – dopo l’intervento della procura che imponeva al Comune la registrazione; annullamento del presunto reading gender in occasione del «Tocatì»; difesa in aula consigliare – sempre da parte del consigliere Bacciga, supportato in quell’occasione dall’allora capogruppo leghista Vito Comencini – della festa nazista dei tifosi dell’Hellas.
Per non parlare dell’espulsione del capogruppo leghista Mauro Bonato, all’origine della quale non c’è nulla di così grave quanto il fatto che lo stesso Bonato abbia vedute sicuramente diverse dal ministro Fontana e dall’onorevole Comenicini in merito alle famiglie arcobaleno, ai diritti delle persone e al rispetto dell’orientamento sessuale di ogni singolo individuo.
Questa anima nera, fondata sul culto della tradizione, del macismo e, soprattutto, sulla paura delle differenze, comincia a radicarsi sempre più nel dibattito politico cittadino. A muovere la vita, le relazioni sociali, il progredire verso cose nuove, deve essere l’amore, nella sua forma più elevata, che consta nel concedere a ogni individuo libertà di scelta nel rispetto della carta costituzionale.
Non certo la repressione. Con quella, Verona rischia di guardare troppo al passato, buttando alle ortiche quella sua vocazione geografica a essere anello di congiunzione delle direttrici europee.
Per questo, al di là degli equilibri su cui si regge la sua maggioranza, sarebbe opportuno un intervento del sindaco Sboarina, come chiesto a gran voce dalle opposizioni. Il saluto romano in aula consigliare non è una goliardata. Fermi almeno questo.