Idea di due broker veronesi: assicurarsi contro l’invalidità
Funziona come un’associazione: si paga una tessera annuale. E in cambio si ha un’assicurazione contro il rischio di ritrovarsi un familiare non più autosufficiente. L’idea, inedita in Italia, arriva da due veronesi, broker di lunga data: Paolo Magnaghi e Giorgio Zuppini. Per entrambi, un’intuizione che è arrivata a partire da esperienze personali. «Ad alcuni miei amici – spiega Magnaghi – la vita è cambiata radicalmente dopo una malattia in famiglia. Ma anch’io ho capito cosa significa non essere più in grado di gestire la propria quotidianità dal momento in cui mio padre è stato colpito da un ictus. Mi sono chiesto come avremmo fatto se lui non avesse avuto una buona pensione a sostenerlo».
L’associazione è stata battezzata «Welfare sociale» ed ha sede in via Fincato. Funziona così: in cambio di una quota annuale di 92 euro a livello individuale, 82 euro per il coniuge e 31 per i figli si accede a una polizza (di Posta Vita, del gruppo Poste Italiane), che assicura in caso di incidente o di malattia invalidante una rendita mensile di 1.500 euro con cui pagarsi i servizi necessari per proseguire la propria vita autonomamente. «Una formula che, crediamo, sarà utile a molti – affermano Magnaghi e Zuppini -. La famiglia, come istituzione è in grave crisi, la demografia ci sta portando in una società di individui “atomizzati” e si stima un aumento notevole delle persone non autosufficienti nei prossimi 15-20 anni. Una situazione che va contrastata con strumenti specifici, a cui lo Stato, in Italia, non provvede. Ben diversa la situazione in Germania, dove i datori di lavoro sono obbligati a prevedere nei contratti queste coperture assicurative». E manca anche l’iniziativa dei singoli. «Ci sono molti soggetti che hanno difficoltà ad accedere a questi strumenti – proseguono i due assicuratori – e le conseguenze si fanno sentire. Trovarsi davanti all’improvviso a una situazione di non autosufficienza rischia di mettere in crisi, anche dal punto di vista economico, le famiglie. In molti casi si intacca il patrimonio familiare, qualcuno arriva al punto di vendere la casa per pagare le spese mediche e assistenziali».
L’associazione, una volta a regime, ha intenzione di andare anche oltre l’aspetto assicurativo. «Non si può parlare di presa in carico delle persone non autosufficienti – conclude Magnaghi – senza affrontare la questione strutture. E, anche in questo caso, le famiglie con meno risorse sono quelle che rischiano di affidarsi a residenze non adeguate, dove talvolta, come si apprende dalla cronaca, non viene rispettata la dignità degli ospiti. Ecco perché stiamo pensando a un sistema di certificazione indipendente che possa certificare strutture e servizi».