Corriere di Verona

Il bando va deserto Si allungano i tempi per salvare Melegatti

Nessuna offerta all’asta, con base da 18 milioni di euro

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Nessuna offerta d’acquisto per Melegatti, nessuna proposta, né da parte dei fondi di investimen­to, né da parte di gruppi industrial­i veronesi o veneti. Ieri a mezzogiorn­o, è scaduto il bando che i curatori fallimenta­ri di Melegatti e Nuova Marelli (l’azienda che controlla il nuovo impianto per merendine di San Martino Buon Albergo) avevano pubblicato con l’obiettivo di vendere insieme le due società fallite e di permettere ai futuri acquirenti di partire per tempo con la campagna di Natale. Ma il bando è andato deserto e tutto diventa più complicato.

Di sicuro i tempi di cessione della storica azienda dolciaria si allunghera­nno. Non è così anomalo che il primo bando d’acquisto di un’azienda fallita vada deserto, ma in questo caso le speranze erano altre. I curatori fallimenta­ri avevano accelerato i tempi di pubblicazi­one per evitare che la storica azienda perdesse valore e per permettere che lo storico marchio potesse essere presente con i propri pandori nei supermerca­ti già al prossimo Natale. In questo modo azienda e lavoratori avrebbero avuto la migliore garanzia di futuro. Le molte realtà imprendito­riali e finanziari­e che si erano interessat­e a Melegatti prima del fallimento, invece, hanno preferito mandare deserto il primo bando probabilme­nte sperando che nel secondo diminuisca il valore della base d’asta da cui parte la procedura competitiv­a di vendita delle due aziende. I curatori avevano fissato un prezzo complessiv­o pari a 18 milioni di euro, ma le offerte d’acquisto potevano partire da 13,5 milioni, con rilanci non inferiori a 20mila euro. Cifre che sono comunque inferiori a quanto fondi e aziende avevano detto di essere disposte a offrire prima del fallimento.

Per lavoratori e organizzaz­ioni sindacali la mancata presentazi­oni di offerte d’acquisto è stata una vera doccia fredda. Grande la delusione tra chi sperava di tornare a lavorare in tempi brevi e con un nuovo proprietar­io disposto a rilanciare lo storico marchio dolciario. «Ad inizio della settimana prossima – fanno sapere i rappresent­anti sindacali – incontrere­mo i curatori per capire quali sono i nuovi passi da compiere». Unica nota positiva è l’autorizzaz­ione del tribunale di Verona a pagare ai dipendenti la mensilità di maggio: in attesa che sia attivata la cassa integrazio­ne straordina­ria, lo stipendio di maggio rappresent­a una boccata d’ossigeno per quanti attendono da mesi una risposta per il proprio futuro profession­ale.

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Ritorno lontano Un pandoro

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