Tav appesa a un pool di esperti
Il ministro Toninelli: «Potremmo fermarla». La Lega insorge: mobilitiamo i parlamentari
Saranno i «superconsulenti» nominati dal mini- stro Toninelli a decidere la sorte della Tav, compresa quella veneta nella tratta tra Brescia e Padova. Il ministro ha ribadito ieri, in audizione al Senato, di valutare ogni opzione, compreso l’annullamento, una volta che otterrà la relazione su costi e benefici dei suoi esperti. Dal Pd alla Lega alla lista Zaia, si rinnovano gli appelli per completare l’opera che, tra Brescia e Verona, è già finanziata e pronta a partire.
Il futuro della Tav - di tutta la Tav, comprese le tratte già appaltate come la Brescia-Verona - è in mano ai non meglio precisati «superconsulenti» che il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, si appresta a nominare per svolgere la promessa analisi tra costi e benefici dell’opera.
Presentando le linee guida del suo dicastero ieri in audizione al Senato, Toninelli ha assicurato di non avere pregiudizi ideologici, ma allo stesso tempo di non fidarsi degli studi e delle analisi oggi disponibili che spesso «sono di parte», perché effettuati da chi ha qualche interesse nei cantieri. Sul tavolo del ministro c’è sicuramente il recente dossier della Corte dei Conti Europea, molto critico su tempi di realizzazione e costi della Tav, compresa quella veneta. In ogni caso, ora la palla passerà a degli esperti, da lui nominati, che opereranno «con totale indipendenza e spirito di terzietà». E solo «dopo si terranno le conclusioni, valutando tutte le alternative possibili». E, tra quelle alternative, c’è anche «l’annullamento» dell’opera.
L’attenzione, in questi giorni, si è concentrata sulla Torino-Lione, dove il cantiere per la costruzione del tunnel tra Italia e Francia è già iniziato. Ma davanti ai senatori, Toninelli ha chiarito che tra le opere oggetto di verifica c’è anche la Brescia-Padova. La tratta tra Brescia e Verona, in particolare, dopo l’approvazione del Cipe e della Corte dei Conti, è pronta a partire, dopo il contratto da 1,6 miliardi per il primo lotto costruttivo siglato tra il Consorzio Cepav 2 e Rete Ferroviaria Italiana, lo scorso 6 giugno. Una firma salutata con grande e positiva enfasi dal governatore Luca Zaia, ma considerata una specie di affronto dal Movimento Cinque Stelle. Toninelli ha già detto di valutare le penali per la rescissione del contratto. Pochi giorni fa, al Corriere
del Veneto, Franco Miller di Confindustria ha detto di sapere per certo che il cantiere per la Tav tra Brescia e Verona «è pronto a partire, hanno già ordinato i macchinari, fatto espropri, non completarla non avrebbe senso». Simili considerazioni sono salite in questi giorni dalle platee degli imprenditori veneti che protestano contro gli effetti del Decreto Dignità.
Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, ha sempre ribadito che lui, alla Tav veneta come alla Pedemontana, è favorevole. Ieri il Sole 24 Ore ha stimato i costi della rinuncia in 2,7 miliardi di euro, sui 7,7 necessari per completare l’intera tratta tra Brescia e Padova.
Tra i senatori che ieri hanno incalzato Toninelli sulla Tav, c’è il veronese Vincenzo D’Arienzo del Partito democratico. Definisce una «iattura» la scelta di Toninelli di rimettere in discussione la Tav e tutti i progetti collegati. «Lo sviluppo di Verona subirà ritardi inaccettabili - afferma - Non è stata detta neanche una parola, nemmeno una, sulla connessione con baricentro a Verona tra i porti di La Spezia e Ravenna. Silenzio assoluto sulla logistica - se non un cenno ad un fantomatico tecnico che se ne occuperà - la nostra centralità logistica non è nelle corde del Governo, con tutti i danni che questo comporta».
Ad oggi, la Tav sull’asse lombardo-veneto si ferma a Brescia.
Se la tratta fino a Verona è oggi a rischio, è ovviamente ancora più incerto il destino di quella tra Verona e Padova, ancora in fase di progettazione definitiva (l’unico tratto ad alta velocità in Veneto è la manciata di chilometri tra Padova e Venezia) e solo parzialmente finanziata. «La Tav non può rimanere bloccata dinanzi alla porta d’ingresso del Veneto. La nostra regione, il nostro territorio e le nostre comunità perderebbero una chance eccezionale in termini di lavoro, di progresso e di modernizzazione», dicono i capigruppo in consiglio regionale della lista Zaia Presidente Silvia Rizzotto e della Lega Nicola Finco, che hanno presentato una mozione per fare pressione sul governo perché completi l’opera, coinvolgendo oltre ai parlamentari eletti in Veneto anche i governatori di Piemonte, Lombardia e Friuli Venezia Giulia. Secondo i due, chi ci perde di più in questa partita per il completamento del corridoio europeo numero cinque è proprio il Veneto, «che rischia di essere il collo di bottiglia, la strozzatura, l’anello mancante, il binario morto dell’Alta Velocità in Italia».