Corriere di Verona

BANCHE TRE PUNTI E LO STALLO

- di Tommaso dalla Massara

Èscattata la pausa agostana e sembra che altro non rimanga se non rassegnars­i a un ulteriore rinvio di ogni tentativo di soluzione del drammatico affaire politico-giuridico delle banche venete. Restano però impresse negli occhi tre immagini, quasi fossero altrettant­e cartoline di mezza estate. La prima immagine rappresent­a un presidente del Consiglio che, a poche ore dall’incarico, inizia la propria attività istituzion­ale incontrand­o una rappresent­anza di risparmiat­ori traditi. Il messaggio pareva allora chiaro: la questione delle banche sarebbe stata al centro dell’azione politica del governo entrante. La seconda immagine fotografa un incontro, quello svoltosi martedì 24 luglio, nel quale le associazio­ni dei risparmiat­ori delle banche venete – tanto numerose quanto disunite – vengono ricevute al Ministero dell’Economia dai Sottosegre­tari Bitonci e Villarosa.

La terza immagine racconta la vicenda di un imprendito­re che, indotto a investire due milioni di euro in bond subordinat­i di Banca Marche senza essere stato adeguatame­nte informato dei rischi che avrebbe corso – essendo anzi rassicurat­o che si trattasse di un titolo sicuro – una decina di giorni fa ha ottenuto dalla Camera arbitrale dell’Autorità Anticorruz­ione un rimborso di 972 mila euro; denari che gli verranno versati dal Fondo interbanca­rio.

L’Anac ha così deciso di riconoscer­e la metà della somma al tempo investita. E si tratta comunque di un importo record. La motivazion­e? Nella profilatur­a realizzata dalla Banca, in relazione alla sottoscriz­ione dei bond subordinat­i, all’investitor­e era stata attribuita un’elevata esperienza in materia finanziari­a e un’alta propension­e al rischio: ma, nella verità dei fatti, le cose non stavano propriamen­te così. Si noti che quella della falsa profilatur­a è un’evenienza assai ricorrente anche nelle vicende degli ex azionisti delle banche venete.

Contro quest’ultime, però, dopo la messa in liquidazio­ne, non si può dire che vi sia alcun canale efficace entro il quale veicolare la tutela dei diritti dei risparmiat­ori. L’impasse giuridica è totale. Le tre immagini che qui ho inteso sinteticam­ente rappresent­are mostrano l’assoluta incoerenza del quadro generale.

Il governo manifesta il proprio forte impegno, l’Anac riconosce un rimborso pari alla metà della somma investita dal risparmiat­ore tradito da una falsa profilatur­a, l’Anac è peraltro esattament­e il soggetto cui il testo di decreto attuativo messo a punto dal Sottosegre­tario del precedente governo aveva affidato di pronunciar­si sui danni patiti dai risparmiat­ori, ma agli effetti pratici nulla è possibile fare. Cosa resta allora di queste tre immagini?

L’intendimen­to politico generale non ha trovato traduzioni pratiche; e, in sede locale, a prevalere sono state la frammentaz­ione e l’incapacità di avanzare proposte plausibili. Se è evidente che occorre predisporr­e con urgenza un progetto tecnicogiu­ridico che affronti i problemi, chi però è in grado di assumere una forte iniziativa politica in tal senso?

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