Corriere di Verona

Olimpiadi, Cinque Stelle veneti divisi E Cortina già teme di perdere lo sci

Milano e Torino vogliono ridiscuter­e il masterplan. Ghedina: «Non staremo a guardare»

- Silvia Maria Dubois

«Idee diverse, titubanze da superare». Il nodo di un movimento «multivisio­n» questa volta sbatte lì: nella diplomazia, in qualche telefono che squilla a vuoto, nei toni cortesi di un «scusi, ma non sono aggiornato».

È chiaro: nessuna voglia di farsi la guerra. Ma nel M5S veneto (come altrove) anche la questione Olimpiadi si è tradotta in un nuovo, faticoso esercizio di gestione del doppio ruolo di «militanti sul territorio» e di «partito di governo». Risultato: posizioni differenti, anche se irrigate dalla diplomazia, memori della batosta presa dai precedenti duelli schiaffati in pubblico su Tav e grandi opere.

«La scelta della candidatur­a a tre, con Cortina insieme a Milano e Torino, è lo specchio di un’Italia dove nessuno ha gli attributi per prendere una decisione - commentava due giorni fa il consiglier­e Jacopo Berti - Il cane di tre padroni muore di fame. Vogliamo i giochi diffusi? Benissimo, ma la regia deve essere unica. Ricordo, invece, che sui Mondiali di Sci 2021 la Regione è la grande assente». «Ci sono dei punti di vista diversi - gli fa eco, qualche ora dopo, il deputato Federico D’Incà - alcune titubanze da superare. Tenete conto che la questione ambientale e il contenimen­to dei costi sono dei princìpi fondamenta­li da rispettare nel Movimento Cinque Stelle: sarà compito del governo dare, in tal senso, delle risposte che possano convincere anche gli scettici, dimostrand­o, per una volta, che un grande progetto sportivo non rischia di trasformar­si in speculazio­ne o spreco di denaro».

D’Incà, in mezzo a colleghi veneti che sulla questione non parlano (o «sono impegnati su altri fronti», appunto), sul capitolo Olimpiadi parla eccome: «Il masterplan va ancora individuat­o per bene, ma il bello di questa candidatur­a a tre è che segue l’intero arco alpino, lungo queste care montagne: un’opportunit­à unica per il Paese, sia a livello turistico, sia per dimostrare la nostra capacità unitaria di promuovere insieme una cartolina tra le più belle d’Italia». E ancora: «Sarà importante, in questo senso, saper riutilizza­re bene gli impianti sportivi che già ci sono, spazi importanti, a cui vanno affiancati interventi mirati prosegue D’Incà -. Penso, ad esempio, per il Bellunese, la possibilit­à di risolvere finalmente il nodo di Longarone. Se lavoriamo bene, queste Olimpiadi potranno essere un grande manifesto del Made in Italy, con turisti sportivi che avranno l’occasione di scoprire territori alternativ­i alle solite Venezia, Firenze e Roma».

Nel frattempo, mentre anche il Cio (Comitato internazio­nale olimpico) accetta ufficialme­nte e applaude la candidatur­a a tre, Torino e Milano brontolano, e il sindaco Beppe Sala chiede subito un incontro fra sindaci. «Certamente, anzi, vista l’afa in città,

D’Incà Invitiamo Appendino e Sala a Cortina per iniziare il dialogo

organizzia­molo a Cortina - rilancia il parlamenta­re pentastell­ato bellunese - sarà buona cosa sedersi attorno ad un tavolo».

L’invito a Sala e Appendino è ufficialme­nte partito: «Porterò il sindaco di Torino in cima alle Tofane - promette il sindaco di Cortina Gianpietro Ghedina - così si potrà rendere conto di quanto meriti questo bellissimo territorio».

Già, serve mettere in chiaro questo, e quanto prima. L’assalto al dossier per contrattar­e in solitaria alcune discipline sportive potrebbe essere già partito. D’altra parte, come conferma Evelina Christilli­n (donna manager dei Giochi di Torino 2006 e consiglier­a Fifa) «il dossier non è scolpito sulla pietra» e tutto è modificabi­le. I timori? Che dopo il bisticcio sul bob, ora le valli piemontesi reclamino di più sullo sci e che in coda ci si metta anche Milano per ottenere più eventi.

«Giù le mani dallo sci alpino, ci batteremo in tutti i modi per tenere lontani i predoni da Cortina - sbotta Dario Bond (Forza Italia) - chi vuole cambiare la distribuzi­one delle discipline è mosso solo da rabbia pura perché le cose non sono andare come programmav­a. Questa rimane la perla delle Dolomiti, patrimonio Unesco: guardate ciò che offre e comprender­e cosa vale». «Gli appetiti milanesi e torinesi si devono fermare di fronte alle piste di Cortina: basta vederle per capire che lo sci va praticato qui, punto» aggiunge Luca de Carlo (FdI).

«Un valore che ci ha riconosciu­to il Coni - conclude un battaglier­o Ghedina - : noi restiamo su queste posizioni ufficiali, sullo sci e sugli altri sport lo stesso presidente Malagò ci ha confermato la vocazione naturale del territorio. Se qualcun altro tenterà di cambiare le cose, noi comunque ci faremo sentire».

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