Corriere di Verona

A San Nicolò l’addio a Ferraro «Eri l’uomo della simpatia»

Anche Oren e Nucci al funerale. Musica e brindisi: «Avrebbe voluto così»

- di Davide Orsato

Prima la chiesa, poi il rinfresco. Al Liston 12, ovviamente: il punto di ritrovo dopo le serate d’opera. Prima le lacrime, poi il sorriso. Corrado, gli amici ne sono certi, avrebbe voluto così. Sei giorni dopo l’incidente sulla A22, all’altezza del casello di Verona Nord, è stato il momento dei funerali. Quelli di Corrado Ferraro, direttore commercial­e e marketing della Fondazione Arena, si sono tenuti ieri mattina alle 11. A San Nicolò, la parrocchia più vicina all’anfiteatro, la «chiesa degli artisti», come viene soprannomi­nata: non poteva essere altrimenti.

Una delle più grandi della città, ma comunque gremita: e in molti sono rimasti fuori nella piazza, essendo impossibil­e entrarvi. Per l’ultimo saluto al manager, 56 anni, si sono ritrovati tanti nomi del mondo della lirica, a cominciare dalla sovrintend­ente della Fondazione Arena Cecilia Gasdia, con il suo predecesso­re Giuliano Polo. E, tra gli altri, anche il direttore d’orchestra Daniel Oren e il baritono Leo Nucci, poche ore prima del debutto del «Barbiere di Siviglia», spettacolo di cui sono entrambi protagonis­ti.

Ferraro era conosciuti­ssimo, e non sono mancate nemmeno le istituzion­i, dal sindaco Federico Sboarina ai presidenti di Veronafier­e e dell’aeroporto Catullo, Maurizio Danese e Paolo Arena. Una cerimonia intervalla­ta dalla musica, con brani eseguiti dagli amici e dagli ex colleghi dell’orchestra areniana. Diplomato al conservato­rio, Ferraro era violinista, e aveva dovuto abbandonar­e lo strumento per questioni di salute. «Un addio sofferto – ha ricordato l’ex compagna Laura Peloso, salita sull’ambone al termine delle esequie – spero che ora lo potrai suonare di nuovo». Un ricordo che è proseguito con la descrizion­e di quello che era Ferraro per le persone con cui era più intimo. «Saresti stupito di vedere quanta gente è qui oggi, tutte per te. “Spettacolo”, stai dicendo adesso. “Oro”. Ti piaceva stare in mezzo alla gente. Vogliamo ricordare tutto, anche i tuoi piccoli gesti: i tuoi dieci litri di minestrone fatti in casa: “Naturale, naturale”, come lo definivi. E la tua mania per le pulizie, perché dovevi riempire la lavastovig­lie, subito, anche con gli ospiti a cena. La tua testa dura ha salvato una vita: quando hai insistito a portare un amico al pronto soccorso, e non hai voluto sentire ragioni finché non ti ha seguito: aveva un infarto in corso». «Un paradosso ha voluto – ha aggiunto Giulio Cavara, presidente di Federalber­ghi Verona, amico di lunga data di Ferraro, riferendos­i all’incidente – che proprio tu, così attento, così meticoloso, fossi falciato da una persona abituata a violare le regole. Resterà il tuo entusiasmo, si ricorderan­no le battaglie che hai portato avanti in Fondazione, per assicurare un futuro alla lirica veronese. E pensare che è accaduto tutto una domenica in cui non c’era l’opera, altrimenti ti saresti salvato».

Il feretro di Ferraro è giunto in chiesa portato a spalla dagli amici di sempre, quelli che si trovavano con lui per i giri in bicicletta. E proprio l’amicizia è stata al centro dell’omelia di don Roberto Vinco, parroco di San Nicolò.

«Corrado amava la vita – ha detto - amava la musica, la lirica, la sua Arena. Era il simbolo dell’amicizia, l’uomo della simpatia, amava la compagna. Amico di tutti, ma amico vero. Per il suo lavoro doveva frequentar­e molta gente importante, ma sapeva stare vicino a tutti: mi raccontava la sua gioia nel regalare i biglietti a un anziano o a una persona disabile, che altrimenti non se li sarebbero potuti permettere. Alla fine di tutto rimane quello che una persona ha dato. E a noi resta la responsabi­lità di far crescere quei fiori dell’amicizia che hai seminato».

Don Roberto Vinco Corrado amava la vita, amava la musica, la lirica, la sua Arena. Era il simbolo dell’amicizia

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In chiesa Il funerale di Corrado Ferraro è stato celebrato a San Nicolò, la «chiesa degli artisti» che per l’ultimo saluto al manager areniano era piena
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