Di Carmine: «Sogno la A con l’Hellas»
Di Carmine, nuovo bomber gialloblù: «Io e Pazzini? Deciderà Grosso»
Si è presentato subito VERONA con un gol. L’ha segnato alla Juve Stabia, domenica, al debutto in Coppa Italia. Samuel Di Carmine ha un istinto innato per la porta, educato nelle giovanili della Fiorentina ma sbocciato più tardi, a Perugia, negli ultimi due anni: «A farmi crescere è stato il lavoro di Cristian Bucchi. Mi ha ripulito i movimenti, permettendomi di correre di meno. Poi, nella scorsa stagione, sono migliorato ancora. E adesso c’è Verona, per lottare per un grande obiettivo». Di Carmine parla come gioca. Sempre in avanti, mai un tentennamento o una titubanza. Secco quanto il suo modo di stare in campo: «Sono una prima punta. In passato ho buttato via del tempo per tante ragioni. Quando sono stato collocato nel mio ruolo, che non è quello di trequartista o di esterno, ho fatto il salto di qualità che ci si attendeva. Io e Pazzini insieme? Dipende da Fabio Grosso decidere cosa fare e come. A Perugia ero in coppia con Alberto Cerri, ma lui giocava più indietro, il riferimento centrale ero io. Detto questo, ritrovo il Pazzo, che era già grande quando mi affacciavo in Prima Squadra a Firenze. Mi ha insegnato molto».
A Verona si è calato a meraviglia, Di Carmine. Appena può si gode le bellezze del centro storico, a passeggio con la famiglia, la moglie Francesca e i due figli. Il più piccolo si chiama Tommaso, il primogenito è Leonardo, cui Samuel ha dedicato la sua abituale esultanza: «Quando segno metto le dita a a “L”, per replicare l’iniziale del suo nome». Un gesto che al Bentegodi hanno visto alla prima occasione e che, dovesse ripetersi spesso, sarebbe una leva per le ambizioni dell’Hellas: «Ammetto che dopo l’annata dei 22 gol con il Perugia ho pensato alla Serie A – dice Di Carmine –, per questo la trattativa con il Verona non è partita immediatamente. L’ha sbloccata il direttore D’Amico. Mi ha chiamato, spiegandomi quanto avrei potuto essere importante per l’Hellas, il valore di una piazza come questa, le possibilità che avrei avuto. Mi ha convinto, non ho avuto dubbi. Poi ci sono stati da trovare i punti d’incontro tra le società. Quando il Perugia e il Verona si sono accordati sono arrivato qua».
Non nega, Di Carmine, di sentire di avere delle responsabilità nella corsa di questo Hellas rinnovato, ricostruito, rivoluzionato. Ma, assicura, non ne sente il peso: «Il Verona ha fatto un grosso investimento per ingaggiarmi. Mi ha dato fiducia, e questo significa che ho lavorato bene in questi anni. Ho iniziato alla Fiorentina, in viola ero considerato un diamante, poi la mia carriera è proseguita con l’esperienza in Inghilterra, al Queen’s Park Rangers, e dopo ho vestito diverse maglie. Avverto la spinta di una realtà calda, com’è quella dell’Hellas. Certo, non sono più un ragazzino, ma l’urlo dei tifosi quando segni un gol mi trasmette sempre un brivido che viene da dentro. Si chiama adrenalina, ed è quella che mi impressionava, quando ero piccolo, mentre guardavo Gabriel Omar Batistuta, il mio mito. Aveva fame di segnare, era esaltante. Non si poteva non andare pazzi per un campione così. Ho cercato di ispirarmi a lui, mentre l’attaccante più forte con cui ho giocato è stato Luca Toni. Viveva per il gol, anche lui. Lo sa bene il pubblico di Verona». Toni, all’Hellas, è stato capocannoniere della Serie A. Ha toccato i 22 gol in un campionato. Giampaolo Pazzini ne ha firmati 23 in B, ma il primato di ogni tempo per un giocatore del Verona è appannaggio di Daniele Cacia, a segno 24 volte con l’Hellas promosso nel 2012-2013: «Un record da inseguire – chiude Di Carmine –? Non mi pongo limiti, toccare un numero simile sarebbe splendido. Un risultato personale analogo l’ho conquistato con il Perugia. Però a me interessa soltanto una cosa: andare in A con il Verona».
Su Toni È stato l’attaccante più forte con cui ho giocato in carriera
Se sono al Verona il merito è del direttore: ha sbloccato la trattativa