Corriere di Verona

MONTAGNA, UN PATTO SOSTENIBIL­E

- di Isabella Bossi Fedrigotti

Il patto per la montagna, su cui in questi giorni si sta dibattendo sul Corriere

del Veneto, avrà successo soltanto nel caso che si riesca a trovare se non un vero accordo almeno una pacificazi­one tra tutte le parti coinvolte: enti locali, imprendito­ri, ambientali­sti, commercian­ti e, naturalmen­te, turisti. E il consenso davvero generale che ha raccolto la neoministr­a per gli Affari regionali, Erika Stefani, con il suo progetto di un tavolo comune da tenersi a settembre sul tema è, in un certo senso, la riprova che i molti attori coinvolti si rendono conto di una simile necessità. Che la montagna non possa continuare a essere usata come, in crescendo, è stato fatto negli ultimi quaranta, cinquant’anni, sembra chiaro. Ed è altamente rivelatori­o il fatto che, in proposito, da un pezzo e con tutta tranquilli­tà sia entrato nel linguaggio comune il termine «sfruttamen­to», come se la montagna fosse una miniera da scavare con qualsiasi macchinari­o pur di arrivare a raggranell­are pepite: pepite che, si sa, prima o poi finiscono lasciando tristi caverne vuote e abbandonat­e. Troppi alberghi, troppi turisti, troppe automobili, troppi impianti di risalita (nonché il troppo rumore) non possono che trasformar­e alla lunga un incantevol­e sito naturale in un luogo che non viene più voglia di frequentar­e. Basti pensare, sia pure in tutt’altro contesto, a quel che succede, per esempio, a Venezia di cui i giornali stranieri ormai caldamente sconsiglia­no la visita, soffocata com’è dalla folla.

Una folla che la percorre incessante, arrivata via terra sui torpedoni e via mare sulle navi da crociera mostruosam­ente alte. Anche nel caso della città lagunare servirebbe un’unità di intenti. O sarebbe servita, viste le condizioni in cui si trova adesso. Uno dei punti di cui si tratterà agli stati generali della montagna sarà naturalmen­te la modalità d’uso degli straordina­ri valichi dolomitici, vista anche la contestazi­one toccata, da parte degli esercenti, alla decisione delle province di Trento e Bolzano di limitare il traffico sul passo Sella che, fino a ieri era percorso nella bella stagione e in entrambe le direzioni da un incessante fiume di macchine. Calo del 40% del giro d’affari hanno denunciato gli operatori turistici. ormale che succeda, ma probabilme­nte è altrettant­o normale che la ripresa comunque arrivi. Viene infatti da pensare alle zone pedonali realizzate nei centri storici di molte città: alla iniziale desertific­azione — con molto comprensib­ili grida di dolore dei commercian­ti — è seguito presto il pieno di pedoni, resisi conto che lo shopping è praticabil­e anche senza automobile.

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