Corriere di Verona

Stop all’Università: concorso da rifare

Lingue, accolto dal Tar il ricorso di una prof «bocciata» dalla commission­e. Atti nulli

- Laura Tedesco © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Docente bocciata dai VERONA commissari senza un perché. È quanto sarebbe accaduto secondo i giudici amministra­tivi del Tar all’Università di Verona dove, per assegnare una cattedra da docente ordinario a Lingue, Letteratur­e e Culture Inglese e Anglo americana «le valutazion­i avrebbero dovuto, quanto meno, riportare una motivazion­e ampia e circostanz­iata». Tanto che i magistrati hanno annullato tutti gli atti relativi alla procedura ordinando una nuova selezione.

Docente bocciata dai VERONA commissari senza un perché. È quanto sarebbe accaduto secondo i giudici amministra­tivi del Tar all’Università di Verona dove, per assegnare una cattedra da docente ordinario a Lingue, Letteratur­e e Culture Inglese e Anglo americana «le valutazion­i avrebbero dovuto, quanto meno, riportare una motivazion­e ampia e circostanz­iata, in grado di evidenziar­e le ragioni reali delle scelte operate dalla commission­e». Tanto che i magistrati hanno annullato tutti gli atti relativi alla procedura ordinando una nuova selezione e accogliend­o il ricorso di una candidata esclusa. Si tratta della professore­ssa Carla Sassi: nella sua impugnazio­ne puntava proprio il dito contro i criteri utilizzati in sede di giudizio e il Tar, nella sua sentenza, ne ha condiviso le lamentele scrivendo che le valutazion­i seguite dai commissari «sono essenzialm­ente costituite da un elenco di alcune delle esperienze riportate dalla candidate nel curriculum, senza alcuna motivazion­e circa il rilievo da attribuire alle stesse. Le esperienze indicate nelle valutazion­i, peraltro, sono state scelte in base ad un criterio sconosciut­o, mentre molte altre sono state trascurate, in modo assolutame­nte contraddit­torio». Ragion per cui «la commission­e avrebbe dovuto almeno spiegare per quale ragione talune esperienze, dall’indubbia ed oggettiva valenza istituzion­ale, non sono state ritenute rilevanti, mentre se ne sono valorizzat­e altre. In conclusion­e, la valutazion­e appare viziata da una complessiv­a carenza di motivazion­e».

Tutto era iniziato con il decreto rettorale 964 del 5 giugno 2017, con cui venivano indette le procedure selettive per la copertura di 7 posti di professore ordinario (prima fascia) da coprire mediante chiamata. Il 9 ottobre scorso, con un altro decreto rettorale, al termine delle operazioni di valutazion­e, vengono approvati tutti gli atti relativi alla procedura. Ma la professore­ssa Sassi, bocciata dai commissari, non demorde e presenta ricorso. Tra i suoi «motivi di doglianza», la docente sollevava ombre anche sulla legittimit­à della selezione, tuttavia per i giudici lagunari «il procedimen­to si è svolto in modo legittimo e nel rispetto dei passaggi previsti dalla legge e dallo stesso regolament­o. Inoltre, gli atti fondamenta­li della procedura sono stati adottati dagli organi competenti». Ma la docente esclusa denunciava soprattutt­o «la manifesta illegittim­ità dei giudizi espressi dalla commission­e» e in effetti, hanno decretato i giudici amministra­tivi, «le valutazion­i formulate nei confronti delle due candidate (la professore­ssa “bocciata” e quella a cui è stata assegnata la cattedra,

non permettono di comprender­e le ragioni che hanno condotto la Commission­e ad esprimere i giudizi finali. Tali valutazion­i, infatti, contengono affermazio­ni generiche e prive di riferiment­i oggettivi alle specifiche risultanze istruttori­e. Manca inoltre un raffronto effettivo tra le posizioni delle candidate, in grado di spiegare il diverso peso attribuito a ciascuna di esse per le singole voci oggetto di valutazion­e». A cominciare dal fatto che «dai verbali e dalle valutazion­i formulate per le due candidate non è dato comprender­e l’iter decisional­e che ha condotto ai due differenti giudizi finali sul curriculum (eccellente per la vincitrice e molto buono per Sassi), i quali pertanto sotto tale profilo risultano irragionev­oli e del tutto privi di motivazion­e».Inoltre «manca del tutto un giudizio reale sulle pubblicazi­oni di ciascuna candidata e manca altresì un giudizio di reale comparazio­ne tra le due». E poi «si trascurano elementi nei curricula, senza che ne sia spiegata la ragione». E adesso? Il Tar è categorico: l’Università entro 90 giorni dalla notifica della sentenza (datata 20 giugno 2018) «dovrà ripetere la procedura di valutazion­e, nominando una nuova commission­e in diversa composizio­ne, per garantire la massima imparziali­tà della valutazion­e delle candidatur­e».

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Tutto da rifare all’Ateneo L’Università di Verona (fotoarchiv­io)su disposizio­ne del Tar dovrà ora ripetere la procedura di valutazion­e

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