«Basso Acquar, tra terziario e cultura per ridare vita all’area dei capannoni»
L’idea di Venturi (Generazione Verona): «Polo scolastico e uffici comunali»
Di giorno, vivrebbe di VERONA terziario: «Uffici, servizi, un nuovo polo scolastico, un nuovo municipio…». Di sera, vivrebbe di cultura: «Locali, musica dal vivo…». Dietro i condizionali (trattasi di idee) c’è una certezza, ossia che di Basso Acquar, secondo Fabio Venturi, «bisogna parlare, sì, perché nessuno lo fa e perché se non si ragiona sul suo futuro questa zona è destinata a rimanere senza identità né prospettiva, piena di capannoni vuoti e abbandonati, in uno stato di degrado come raccontato anche dal Corriere di Verona». È quella, a grandi linee, l’immagine attuale di Basso Acquar, fazzoletto di città al confine fra il centro e Borgo Roma, vasto quadro di aree in disuso con alcune vecchie attività che resistono e alcune attività nuove che ci provano. «Noi intanto vogliamo che di quest’area strategica si discuta», dice Venturi, ex presidente di Agsm, lui che con la sua associazione politico/culturale Generazione Verona sta insistendo sul tema delle riqualificazioni. L’idea di Venturi? «Un master plan di respiro internazionale che guardi a esempi come il rilancio di Porta Nuova/Porta Garibaldi a Milano, dove il terziario si sposa con la cultura, e non tralasci la viabilità, prolungando fino a Basso Acquar e Verona Nord la Transpolesana (che oggi si ferma a San Giovanni Lupatoto, ndr) magari seguendo la strada del project financing con un piccolo pedaggio». Se guardiamo all’idea del terziario, nell’incontro di ieri – proprio in Basso Acquar – Generazione Verona ha anticipato alcune delle proposte in fase di elaborazione. Il polo scolastico, ad esempio: «Provincia e Comune, se guardiamo a scuole medie e superiori, hanno molti immobili vecchi, in centro, che costano tanto in termini di manutenzioni: un fondo immobiliare privato potrebbe diventarne proprietario e in cambio costruire, o contribuire a costruire il nuovo polo in Basso Acquar». L’altra proposta sarebbe il cosiddetto Comune Due: «Idea ancor più fattibile. Si terrebbe Palazzo Barbieri, ovviamente. Ma si venderebbero gli immobili in centro città del Comune, quelli sparsi e divisi tra loro che contengono gli uffici all’Urbanistica, all’Istruzione, al Sociale, per creare un front-office unico». C’è poi, soprattutto, il grande nodo dell’area dell’ex cartiere: «Un’area enorme. Oggi, di fatto, per chi la guarda da fuori, un “buco”. La proprietà ha diritto a costruire ma non trova l’investitore che lo faccia», riflette Venturi: «Bisogna allora parlare coi privati e, come per tutta Basso Acquar, capire dove si può e si vuole arrivare».