Corriere di Verona

Lo sfruttator­e dei braccianti e quello «strano» incidente

- E.P.

«Ambulante». Alla voce VERONA «profession­e», il documento recitava così. Ma sono state le indagini della Finanza della compagnia di Soave a scoprire che in realtà Lahmar El Hassan, marocchino di 61 anni residente a Monteforte, aveva smesso da un pezzo di girare per mercati. Il nordafrica­no lavorava per una delle cooperativ­e di Ahmed El Halami, il connaziona­le arrestato a marzo nell’ambito di una maxi inchiesta contro il caporalato tra il Veronese e il Ferrarese. Ed è stata proprio la morte di quello che ufficialme­nte risultava essere ancora un «ambulante» a squarciare il velo di Maya di una realtà di sfruttamen­to e semi-schiavitù. Braccianti costretti a lavorare negli allevament­i di pollame o nei campi, spostandos­i su furgoncini stipati all’inverosimi­le che percorreva­no sino a 750 chilometri in un giorno per riuscire a «rifornire» di manodopera a basso prezzo le aziende agricole. Lahmar El Hassan ogni giorno macinava km. Lo aveva fatto anche la notte tra il 25 e il 26 novembre dell’anno scorso: era stato a Codigoro a recuperare 11 stranieri (marocchini, senegalesi e nigeriani) che avevano lavorato tutta la settimana nei campi. Sul furgone, al massimo, avrebbero potuto salirci 9 persone, ma di fronte al profitto si viaggiava tutti un po’ più stretti. Sull’autostrada A13, all’altezza di Cassana, il mezzo era stato tamponato da un’auto ed era finito in una scarpata. Per Lahmar non c’era stato nulla da fare, ma l’indagine era partita proprio da lì. Un caso simile in tutto e per tutto a quelli dei due incidenti registrati nei giorni scorsi a Foggia. La deputata veronese del M5S Francesca Businarolo ricorda che il governo sta studiando già nuove misure per contrastar­e il caporalato: «La prima prevede l’aumento degli ispettori del lavoro». L’assessore comunale Daniele Polato, in una nota, ha elogiato le Fiamme Gialle.

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