Inflazione, Verona tra le più care
A luglio +2% , è al quarto posto in Italia. I consumatori: stangata da 526 euro per famiglia
L’inflazione si riaffaccia VERONA e Verona si segnala nel plo- tone di testa: il dato Istat su luglio 2018 rileva in città un dato tendenziale del 2%, è il quarto più alto in Italia. E se alcune voci sembrano suggerire come causa un aumento della domanda, come nel caso dei servizi legati al turismo, altre sembrano più controverse. L’Unione consumatori fa il conto: l’aumento dei prezzi comporta un esborso di 526 euro in più all’anno per famiglia media.
L’inflazione rialza (un VERONA po’) la testa e Verona si segnala tra le città più sensibili al fenomeno: secondo i dati Istat diffusi ieri, l’aumento medio dei prezzi in città a luglio è stato del 2% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Nella classifica nazionale, come rileva l’Unione nazionale dei consumatori, il Comune si piazza al quarto posto italiano, preceduto nell’ordine solo da Bolzano (quasi sempre in testa nelle rilevazioni di questo tipo), Ravenna e Reggio Emilia. Di conseguenza l’inflazione tendenziale ha qui il ritmo più elevato del Veneto, che registra un dato medio dell’1,6% (su base nazionale è dell’1,5%%).
L’Unione consumatori si cimenta anche nel calcolo dell’aggravio per la spesa delle famiglie: si tratta di 526 euro annui per la famiglia media Istat, che è solo teorica perché è composta da 2,4 componenti. Proiettando su un nucleo più realistico - i classici quattro componenti, per esempio due genitori e due figli - l’esborso medio aggiuntivo è di ben 713 euro a famiglia.
Le voci che più contribuiscono a spingere l’aumento dei prezzi a Verona? Pesa senz’altro la bolletta di luce, acqua e gas, +2,3% su base annua, anche se c’è da dire in misura più lieve rispetto alla media specifica nazionale (+2,6%) e veneta (addirittura +3,2%). Ciò che distingue la città è la categoria «ricreazione, spettacoli e cultura» (+0,5% in luglio, contro lo 0,2% italiano) e soprattutto quella dei «servizi ricettivi e di ristorazione», dove la differenza è abissale: prezzi su del 6,1% a Verona, contro l’1,2% e l’1,8% rispettivamente di Italia e Veneto. In controtendenza, invece, la dinamica sul cosiddetto «carrello della spesa»: mentre i parere di Mauro Antonelli dell’Unione nazionale dei consumatori - l’aumento dell’inflazione non è mai una buona notizia, perché riduce il potere d’acquisto delle famiglie che non possono contare oggi su un corrispettivo miglioramento di salari e stipendi. E poi c’è una componente “importata”, e parlo di energia e gas: dal primo luglio, in conseguenza delle delibere dell’Authority nazionale, la bolletta dell’elettricità registra un aumento dell’8% mentre la bolletta del gas sale del 5,7%». È l’effetto del prezzo mondiale del petrolio, e la ripresa economica in Italia non c’entra nulla.
Però il fronte «caldo» dei prezzi di alberghi, ristoranti e spettacoli sembra suggerire solo una cosa: il successo del turismo da queste parti. Giulio Cavara, albergatore e responsabile veronese di settore per Confcommercio, reagisce con stupore: «Non contesto i dati Istat ma, almeno per quanto riguarda la ricettività alberghiera, i fatti sul campo ci raccontano un’altra storia. In questi anni abbiamo assistito a una crescita delle presenze ma a una lieve diminuzione dei fatturati, tendenza ancora in essere anche perché risente della concorrenza sleale delle case in locazione turistica. I prezzi per camera sono calati, altro che aumento».
E il carrello della spesa più «leggero», almeno per dinamica inflattiva, rispetto alle altre città? Anche questo è un dato che non sembra giocare a favore di una ripresa dei consumi. Ma va detto che per caratteristiche ormai consolidate - Verona è la città per antonomasia della grande distribuzione alimentare, sede di gruppi leader nel low cost, dove una robusta concorrenza spinge costantemente al ribasso il valore medio dei prodotti al consumo.
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