Tav, oppositori all’offensiva «Ai pendolari non serve basterebbe solo un binario in più»
Rinfrancati dalla VERONA possibilità - impensabile fino alle scorse elezioni che l’opera sia effettivamente bloccata, perfino nelle tratte dove siamo alla vigilia dell’apertura dei cantieri come nel caso della BresciaVerona, gli avversari dell’Alta velocità ferroviaria si mostrano ancora all’offensiva. Se i dati di Rfi mostrano (Corriere di
Verona di domenica) il crollo dell’indice di puntualità nella tratta Vicenza-Verona, non c’è la prova - afferma il comitato locale No Tav - che ciò sia dovuto all’assenza dei quattro binari, infrastruttura che l’Alta velocità porterà con sé. «Per misurare correttamente il grado di congestione del servizio - dice Daniele Nottegar che è l’animatore del comitato - bisogna prendere in considerazione l’offerta dei treni in rapporto alla capacità. Sul tratto tra Venezia e Padova circolano 259 convogli al giorno su una capacità complessiva di 500 treni, tra Vicenza e Verona il dato è di 144 treni su una possibilità teorica di 250. Tra rete quadruplicata e doppio binario non c’è molta differenza». Secondo Nottegar il gioco della (dovuta) precedenza ai treni veloci a lunga percorrenza, con cui oggi i treni locali condividono i binari (e con la Tav se ne separerebbero), è facilmente superabile con un potenziamento low cost della linea tradizionale, «per esempio con un semplice terzo binario».
Nottegar replica anche alle affermazioni di Franco Miller, delegato alle Infrastrutture di Confindustria e presidente del Comitato Transpadana: «Lui parla sempre di decongestionamento del trasporto merci su gomma, ma non indica come la Tav servirebbe allo scopo. I treni merci non possono viaggiare, per ragioni tecniche, sulle linee ad alta velocità, che sono state sviluppate per i passeggeri. Confindustria spieghi meglio le sue affermazioni a favore della Tav, visto che si tratta di un’opera dai costi altissimi, fino a 80 milioni al chilometro».