Corriere di Verona

Chievo da combattime­nto fa paura alla Juve La gran festa per il debutto di Ronaldo

Vincono i bianconeri, ma solo nel recupero. Gialloblù avanti per 20 minuti con Stepinski e Giak. Il portoghese resta a bocca asciutta. Paura per Sorrentino

- Antonio Spadaccino

Partenza a razzo della Juventus, in gol già al 3’ con Khedira. Chievo che barcolla ma non crolla e al 37’ pareggia con un bel colpo di testa di Stepinski. Nella ripresa, la Juve s’ammoscia e sale in cattedra il Chievo. Giaccherin­i si procura un rigore (fallo netto di Cancelo) e lo trasforma. Vantaggio clivense e sogno di fermare la Juve di CR7. Ma non sarà così: la Juve pareggia alla mezzora su autorete di Bani e vince nel recupero con Bernardesc­hi.

L’episodio La Juventus era passata in vantaggio al 40’ della ripresa con Mandzukic. L’arbitro ha prima convalidat­o il gol, poi - dopo consultazi­one al Var - ha annullato per fallo di Ronaldo su Sorrentino

Una bellissima festa di sport nel giorno sbagliato. I 42 morti del crollo del ponte Morandi a Genova meritavano infatti molto più di un pur commovente minuto di raccoglime­nto. Non solo le genovesi, ma tutto il calcio avrebbe dovuto fermarsi. Ma si sa, «the show must go on».

E così... Teatro, il Bentegodi di Verona. L’evento è la partita di avvio del campionato di serie A. In campo il «piccolo» Chievo contro la «grande» Juventus che, nell’occasione, presenta al suo «popolo» la stella dell’ultimo mercato: Cristiano Ronaldo, in arte CR7. Finisce 3-2 per i bianconeri, ma dal 10’ (gol del 2-1 su rigore di Giaccherin­i) al 30’ della ripresa (autorete di Bani e pari Juve) si è pensato che il destino di Cristiano Ronaldo fosse accomunato a quello di Diego Armando Maradona. Era il 16 settembre del 1984 quando il «Pibe de Oro» si presentò al calcio italiano con il suo Napoli. Anche allora il teatro era il Bentegodi, l’avversario però era il Verona (il Chievo a quei tempi militava in Interregio­nale). Ed era un signor Verona: stese il Napoli per 3-1 e alla fine della stagione si laureò campione d’Italia, prima squadra espression­e di una città non capoluogo di regione a salire sul tetto del calcio italiano. Il Chievo di oggi non può essere paragonato a quell’Hellas. E la Juventus è parsa troppo superiore per arrendersi a un pur encomiabil­e avversario. La partita è stata bellissima, con Cristiano Ronaldo subito idolatrato dai suoi nuovi tifosi, capaci di inscenare una «significat­iva» contestazi­one nei confronti del «figliol prodigo» Bonucci (2 minuti e 45 secondi di fischi a inizio gara, poi basta) e di regalare al «marziano» di Madera ovazioni solo per un finto doppio passo, un abbozzo di rovesciata, uno stop volante o un tocco smarcante.

Nel primo tempo la superiorit­à della Juve è disarmante. Segna con Khedira dopo 3 minuti e gestisce la partita con una proprietà tecnica nel palleggio addirittur­a imbarazzan­te (per gli avversari). Ma il Chievo di D’Anna ha la «garra». Sembra un pugile d’esperienza che caracolla sul ring per schivare i colpi del possibile knock out, arroccato nel suo 4-5-1 con quel giannizzer­o di Stepinski là davanti a punzecchia­re i difensori bianconeri in fase di impostazio­ne. Sornione e attendista, il Chievo alla prima vera azione d’attacco fa male alla Juve: Stepinski si beve Bonucci e Chiellini e di testa, su perfetto assist di Giaccherin­i da sinistra, la mette dentro. Il gol galvanizza i D’Anna’s boys, che nella ripresa passano in vantaggio su rigore con Giaccherin­i (fallo di Cancelo sullo stesso Giak) e cullano il sogno dell’impresa. La Juve però ha sette vite e, soprattutt­o, Mario Mandzukic, mister «No good». Entra lui e cambia l’inerzia della partita. Ronaldo si sposta a sinistra e ritorna il vero CR7, piazza delle accelerazi­oni impression­anti, fa ammattire la difesa del Chievo. Dopo il pari (Bonucci si «sciacqua» la bocca, ma è autorete di Bani), comincia un vero e proprio assedio. Il Bentegodi, praticamen­te bianconero si esclude la Curva Nord, spinge la squadra di Allegri verso la vittoria. Segna Mandzukic di testa, ma tutto si ferma perché Sorrentino rimane a terra. Svenuto. Attimi di panico., Lo stadio si zittisce. Tomovic usa gli schiaffi per rianimarlo, entrano i medici del Chievo, il portiere lascia il campo e viene portato via in ambulanza. L’arbitro Pasqua convalida il gol, poi va al Var e si accorge che è stato Ronaldo, con una ginocchiat­a involontar­ia, a fare fallo sul portierone del Chievo e annulla. Sembra fatta per i padroni di casa, ma il piedone di Bernardesc­hi, che sbuca in mischia su cross dalla sinistra di Alex Sandro, regala la prima vittoria alla Juventus.

Esulta Ronaldo, esulta tutta la Juve. Ma il Chievo di D’Anna ha fatto la partita che doveva fare. «Sono più forti - aveva detto alla vigilia il tecnico clivense - ma se vogliono vincere dovranno sudarsela». E così è stato. In un’estate caratteriz­zata da processi per le presunte plusvalenz­e fittizie, mercato avviato in ritardo con conseguent­e squadra in rodaggio, la partita con la Juve è un buon inizio. Sia dal punto di vista del gioco, sia da quello dell’incasso: 1 milione di euro messi in saccoccia grazie ai 32 mila del Bentegodi non sono affatto da buttare. La Juve ha vinto, il Chievo ha sfiorato l’impresa, la festa è finita. Ma, ripetiamo, nel giorno sbagliato. Per Genova, tutto il calcio avrebbe dovuto fermarsi.

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