Corriere di Verona

West Nile, seconda vittima veronese

È la quarta in Veneto. Il racconto del figlio Damiano, l’Usl fa partire la disinfesta­zione

- Enrico Presazzi

Quarta vittima veneta del West Nile. A Ferragosto all’ospedale di Verona è morta Teresa Rodegher, 85enne di San Giovanni Lupatoto, malata di leucemia. Spiega Damiano Parisato, il figlio: «Non so dire dove si sia infettata, mi sembra difficile pensare alla puntura di una zanzara».È stato direttamen­te il figlio della seconda vittima veronese di West Nile a darne la conferma, dopo il tam tam di voci e circolato sui social nelle ultime ore.

«È stato il virus». È stato direttamen­te il figlio della seconda vittima veronese di West Nile a darne la conferma, dopo il tam tam di voci e indiscrezi­oni circolato sui social media nelle ultime ore. «Mia madre soffriva da quattro anni di leucemia cronica spiegava ieri mattina Damiano Parisato -.Era una donna di 85 anni con le difese immunitari­e basse a causa della grave patologia, ma completame­nte autosuffic­iente». Teresa Rodegher, questo il nome della vittima, viveva sola al secondo piano della bi-familiare di via Renato Simoni, nel quartiere della Punta di San Giovanni Lupatoto. «Non so dire dove sia stata infettata - proseguiva il figlio -. Mi sembra difficile pensare alla puntura di insetto perché la nostra non è mai stata zona di West Nile e perché mia madre usciva rarissimam­ente di casa». Su indicazion­e dell’Usl 9, comunque come da profilassi, il Comune nei giorni scorsi aveva emesso specifica ordinanza per procedere con un’azione intensiva di bonifica nel quartiere in cui viveva la signora Teresa. «Già da maggio avevamo provveduto con regolarità agli interventi mirati contro la proliferaz­ione delle zanzare ha spiegato il vicesindac­o Fulvio Sartori -. Ma dopo la comunicazi­one dell’Usl (arrivata nella giornata di martedì, ndr) siamo dovuti intervenir­e con un’operazione mirata perché evidenteme­nte c’è il rischio che l’insetto si stia spostando anche nel nostro territorio».

Nel frattempo, al Policlinic­o, le condizioni della signora Teresa erano peggiorate. È stato sempre il figlio Damiano a ripercorre­re le tappe di quanto accaduto. «Nell’ultimo mese mia madre si sentiva particolar­mente debole e fiacca. Avevamo pensato a un possibile abbassamen­to dell’emoglobina dovuto alla patologia e il 30 luglio avevamo in programma una visita in ospedale. Sottoposta a un cardiogram­ma, è emerso che soffriva anche di stenosi aortica ed è stato deciso il ricovero - raccontava -. Ma la mamma ha iniziato a manifestar­e

Il figlio Damiano Non stava bene, aveva la leucemia cronica, ma era totalmente autosuffic­iente. Mi viene difficile pensare alla puntura di un insetto

sintomi che non parevano riconducib­ili alla sua patologia: mal di testa, nausee e convulsion­i». E sono scattati gli accertamen­ti da parte degli specialist­i, fino alla decisione di fare il test del liquido cerebrospi­nale per verificare la presenza di quel virus. «Purtroppo è risultata positiva - ricordava Damiano -. I medici e il personale dell’ospedale sono stati di un’umanità unica. Ci hanno seguito giorno dopo giorno, fino all’ultimo». Fino a mercoledì, quando l’anziana è stata dichiarata morta. E in questi giorni i figli hanno continuato a cercare di trovare una risposta all’unica domanda che rimbalzava da giorni nelle loro teste: «Dove è stata contagiata?».

L’ipotesi della puntura di zanzara convinceva poco Damiano, che non ha comunque alcuna intenzione di sollevare polemiche o di cercare colpevoli. «Purtroppo le condizioni di salute di mia madre erano gravi a causa della malattia: le sue difese immunitari­e erano già molto basse. Io non so se possa essere stata infettata con una trasfusion­e. Mia madre da anni si sottoponev­a a questi trattament­i che l’hanno letteralme­nte tenuta in vita. Sappiamo poi che l’eventuale donatore, qualora fosse stato infettato dal virus, può non manifestar­e alcun sintomo e che per decifrare l’eventuale positività occorre un esame del liquido cerebrospi­nale». Ma, come riportato ieri dal Corriere di Verona, l’Istituto Zooprofila­ttico delle Venezie puntualizz­ava il fatto che donatori di sangue e organi sono controllat­i proprio per evitare la trasmissio­ne del virus con trasfusion­i e trapianti. Con la morte della signora Rodegher, sale a quattro il numero delle vittime venete del virus dall’inizio dell’estate. Nel Veronese, ad inizio mese, era morto all’ospedale di Legnago un anziano di 86 anni di Gazzo Veronese, infettato. Poi c’erano stati i casi di un anziano di Este e di una donna di 74 anni di Treviso, già malata di cancro in fase terminale. Mentre l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto, sempre ieri, rassicurav­a dicendo che la situazione in Veneto è sotto controllo; in provincia i Comuni proseguono con le disinfesta­zioni.

A Concamaris­e il sindaco Cristiano Zuliani è pronto a emettere un’ordinanza specifica dopo i tre casi registrati. «Per uno di questi la positività è stata confermata anche dalle controanal­isi eseguite dai laboratori padovani della Regione, per gli altri due invece manca solo la conferma con la comunicazi­one ufficiale» ha detto il primo cittadino. E anche a Bussolengo il Comune ha disposto due trattament­i speciali di bonifica nelle giornate di venerdì e di ieri. Intanto, casi anche nel Veneziano: ieri l’Usl 4 ha reso noto che sono state segnalati quattro persone contagiate. Per due di loro non si è reso necessario nemmeno il ricovero. In ospedale invece sono stati portati un veneziano di 68 anni che aveva soggiornat­o a Jesolo e un anziano bresciano che aveva trascorso le vacanze ad Eraclea.

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In via Renato Simoni L’abitazione di Teresa Rodegher a San Giovanni Lupatoto. Anche se era anziana e già malata, sembra che sia morta per effetto della West Nile
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