Crocifisso al collo della giornalista veneta È polemica sul Tg1
«Sono felice. Ma non tanto perché in questo periodo sono sotto l’occhio del ciclone ma perché umilmente sono stata lo strumento per poter parlare di Gesù». Sono passati quasi due anni da queste parole, pronunciate dalla giornalista padovana Marina Nalesso, volto dell’edizione pomeridiana del Tg1.
Era un’intervista rilasciata al sito Cristiani Today, che le chiedeva conto delle polemiche seguite alla decisione di presentare il telegiornale con al collo un vistoso crocifisso. E lei spiegava che «la Fede va testimoniata e non può essere nascosta nei gesti e nemmeno nei segni (...) Non vedo nella sua espressione nessun danno e nessuna sottrazione di imparzialità, di distacco verso nessuno. Non indosso il simbolo di un partito ma indosso il simbolo dell’amore...».
Ora il tiggì torna al centro delle polemiche. Protagonista è sempre lei, Marina Nalesso, e sempre per lo stesso motivo: nei giorni scorsi (ma in realtà non ha mai smesso di portarlo) si è presentata in tivù con indosso il crocifisso, sollevando una nuova ondata di reazioni. Una su tutte, che riassume le critiche rimpallate sui social: Paolo Ojetti su Twitter scrive che «non va bene, i simboli religiosi lasciamoli a preti, suore e ayatollah. Noi siamo laici e se la Nalesso non può rinunciare venga sostituita»
La giornalista - 46 anni, nata e cresciuta a Carpenedo, laurea in giurisprudenza a Padova e un passato fatto di collaborazioni, anche ad Antenna 3 Veneto, prima di approdare in Rai - ha riscosso molta solidarietà. «Trovo allucinante che la sinistra se la prenda perché indossa il crocifisso: solo un talebano può offendersi», interviene il deputato di Fi, Daniele Capezzone. Elisabetta Gardini parla di «cristianofobia» e anche Giorgia Meloni difende Nalesso: «In una Nazione - scrive la leader di FdI- dove il servizio pubblico è stato perennemente influenzato dalla politica, è singolare che faccia scandalo una professionista con addosso il simbolo della propria fede. Io sto con Marina!».
Da registrare anche il sostegno del vicepresidente dell’Unione giovani ebrei, Ruben Spizzichino, che definisce «assurda» la polemica e prende le distanze dall’idea che «il laicismo diventi l’unica religione consentita».
La diretta interessata invece tace. Ieri ha spiegato di non poter rilasciare interviste: lo prevede il regolamento Rai. Ma a Cristiani Today due anni fa raccontava che «Gesù ha bussato alla porta del mio cuore». Difficile che ora rinunci a sfoggiare il crocifisso nelle prossime dirette tivù.