Corriere di Verona

Addio a Nosè, il piccolo ma grande regista

Aveva 67 anni. Debuttò in A con il Verona, poi divenne una colonna del Chievo

- di Matteo Sorio

Quando la Folgore lo cedette al Verona inserì una clausola: alla società d’origine sarebbe andato un premio di riconoscim­ento qualora il ragazzo fosse arrivato al metro e settanta. Al metro e settanta non ci arrivò. Ma giocò un calcio nobilmente alto. «Giocavamo, mi pare, col Fidenza. Fausto tra le altre cose era molto bravo nel battere le punizioni. Ne capitò una. Mi guardò e disse: “Adesso gliela metto lì”. E gliela mise lì, gol. Dopo pochi minuti ne capitò un’altra. “Adesso il portiere pensa che gliela metto ancora lì, e allora io gliela piazzo all’incrocio di là”. E gliela piazzò all’incrocio di là, gol. Oggi che il calcio è soprattutt­o grande corsa e atletismo, Fausto mi fa pensare alla gioia che ti davano certi giocatori un po’ pazzi, non inquadrabi­li». Il ricordo è di Paolo Galli, compagno di squadra al Chievo. Quel Chievo che insieme all’Hellas ha scritto ieri in un comunicato ufficiale il proprio lutto per la morte del piccolo ma grande regista Fausto Nosé, che aveva 67 anni ed era malato da tempo. «Il Chievo apprende con dolore la tragica notizia della scomparsa di Nosè, centrocamp­ista gialloblù agli inizi degli anni ’80, ed esprime le più profonde condoglian­ze ai suoi familiari», così il club della Diga. «Il Verona si stringe attorno alla famiglia Nosè per la scomparsa di Fausto, veronese cresciuto in gialloblù che ha esordito in serie A nella stagione 1970/71», così l’Hellas. Così invece un altro ex sodale clivense, Alberto Vanoni: «Facevamo coppia a centrocamp­o ma un giorno mister Baruffi decise che io avrei fatto la punta: bastava che mi fiondassi sui lanci di Fausto. Pensai fosse follia invece funzionò, aveva un 38 di piede e da sessanta metri te la metteva dove chiedevi tu». Na- to a Nogara, nella Bassa, 7 marzo ‘51, Nosé si trasferì in città nel ’60 con la famiglia. A interrompe­rne le partitelle al Duomo fu il fiuto di Paolo Maggiore, che lo portò alla Folgore, allenatore Romano Mattè, per poi cederlo al Verona con quella famosa clausola sull’altezza (ha raccontato la madre Elena a «Hellastory.net»: «La sua statura è sempre stata 1.63, sull’album Panini gli hanno generosame­nte regalato 5 cm»). Gioiellino in Primavera, l’esordio di Nosé in A cascò in casa della Juventus, 14 febbraio ‘71, 2-1per i bianconeri, lui in maglia numero dieci, in panchina Ugo Pozzan. Seguì il Pisa, in C, in spogliatoi­o tra gli altri Marco Tardelli: quattro stagioni, 118 presenze. Quindi Cerea, Monselice. E infine il Chievo, tra ’80 e ’84, serie D e Interregio­nale, anni di lanci e di gol, ultima tappa prima di allenare e ricavarsi soddisfazi­oni col Chievo stesso (titolo italiano Under 18 a Viareggio nel 1986), coi Dilettanti a Tregnago e con quei giovani che, fortunati, l’hanno avuto maestro nelle scuole calcio. I funerali di Nosè si celebreran­no giovedì alle 17 nella chiesta di Santa Teresa.

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Sorridente Fausto Nosè

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